Don Sante: «Il vescovo sapeva che ero papàe voleva allontanarmi da Abano...»

Stringe in braccio il suo bimbetto, Sante Sguotti, il prete-papà di Monterosso. E’ pronto a sposare la donna che lo ha fatto spretare, Tamara Vecil. E l’ex parroco giudica i preti che lo hanno rimpiazzato
LOVERTINO (Vicenza).
«Il vescovo Mattiazzo sapeva già nel giugno del 2007, molto prima che la notizia diventasse di dominio pubblico, che ero papà di un bimbo che allora aveva 10 mesi, avuto da una donna di cui ero e sono innamorato - rivela Sante Sguotti, a distanza di un anno dalla vicenda passata per Monterosso come un terremoto - Per evitare lo scandalo, mi aveva proposto di dare le dimissioni da parroco della frazione e prospettato il trasferimento in una nuova comunità. Probabilmente lontano da Abano. Se avessi accettato tutto si sarebbe aggiustato».


E Tamara e il bimbo?
«Diventavano un problema solo mio, non più del vescovo e della Curia. Ovviamente ho rifiutato la proposta per andare a vivere, come ho fatto, con la mia famiglia».


A proposito di famiglia, come sono i rapporti con i figli che la sua compagna ha avuto dall’ex marito?
«La ragazza da alcuni mesi vive con noi a Lovertino, il più grande invece, per motivi di lavoro, è rimasto ad Abano col padre. Con il fratellino piccolo la giovane, che frequenta il quarto anno delle superiori a Padova, ha un ottimo rapporto. Sono molto legati, lei gli vuole un gran bene e si diverte a giocare con lui».


E con i suoi anziani genitori che vivono a Bagnoli di Sopra sono finite le tensioni dei giorni caldi?
«Ovviamente non condividono la mia scelta di fare il prete sposato. Con mia mamma e mio papà, ma anche con i fratelli, il rapporto è tornato sereno. Ogni tanto ci incontriamo come facevamo quand’ero parroco a Monterosso».


Parliamo ora della «Chiesa cattolica dei peccatori», che lei ha fondato...
«Continua ad operare nonostante le difficoltà dovute al sequestro da parte della Guardia di Finanza del computer contenente i dati relativi all’attività. Presto avremo una sede definitiva nella zona di Abano. Intanto continuo a celebrare messa, confessare, benedire le famiglie e incontrare i fedeli. Di media 3 o 4 volte la settimana. I campi estivi per i ragazzi, organizzato a Maranza e a Barcellona e Valencia, in Spagna, hanno avuto una quindicina di adesioni. Le stesse degli anni in cui ero parroco a Monterosso.


Insomma, contro i dettami della Chiesa cattolica, si comporta come un prete sposato...
«Certo, e devo dire che mi riesce bene perché ora ho più tempo per la parte spirituale visto che non ho pratiche burocratiche da espletare».


Ha intenzione di regolarizzare il suo rapporto con Tamara?
«Lei non si è mai sposata in chiesa. Io dovrei chiedere la dispensa al Vaticano. E’ nostra intenzione unirci civilmente in matrimonio nel 2013. Comunque di fronte a Dio possiamo sposarci quando vogliamo. Sono gli sposi i ministri del matrimonio».


E suo figlio ha ricevuto il battesimo?
«Ancora no, lo battezzeremo quando avremo una cappellina dove poter celebrare le nostre funzioni religiose. Mio figlio è un bambino affettuoso che mi dà grandi soddisfazioni, anche se ha lo stesso carattere del padre: è determinato e contestatore».


Parliamo del suo lavoro come camionista alle dipendenze della Costruzioni Tognetto di Campiglia dei Berici. Guadagna 1200 euro al mese: le sono sufficienti per mantenere la famiglia?
«Diciamo che li facciamo bastare. La casa è piccola, ci scaldiamo con la stufa a legna, poi ci sono tante persone che ci aiutano, che ci regalano i vestitini per il bimbo, la verdura, la frutta, le uova fresche. Con il vicinato abbiamo buonissimi rapporti. Qui la gente è davvero generosa e solidale. Chi invece non è stato solidale è la Curia. Lo stesso discorso vale per i colleghi preti, salvo poche eccezioni».


Pensa di continuare a fare il camionista?
«E’ un lavoro che mi piace, l’impresa conta una quarantina di dipendenti e ha molto lavoro, tra di noi c’è un clima familiare. Sono stato fortunato. Nel periodo in cui cercavo lavoro ho avuto tante proposte fasulle da gente che voleva solo usarmi per farsi pubblicità. Vedi le offerte che mi sono arrivate da un artigiano del ferro di Este e da una ditta di corriere di Vicenza. Per carità...».


Tornerà in questi giorni a Monterosso dov’è in corso la Sagra del bigolo, festa che proprio lei ha fatto crescere e conoscere in tutto il Veneto?
«Penso di no, anche se don Danilo Zanella, il nuovo parroco, si è sempre comportato in modo corretto. Chi invece ha esacerbato gli animi nel periodo della bufera è stato don Giovanni Brusegan. Era andato lì per buttar benzina sul fuoco: ha fatto pressioni sulle persone più deboli, ha perfino minacciato le famiglie che volevano mandare i propri figli ai miei campi scuola. Non so se avete notato che da quand’è andato via don Giovanni a Monterosso sono finiti gli atti vandalici contro le strutture parrocchiali».


E la vicenda giudiziaria che lo vede indagato per appropriazione indebita di fondi della parrocchia?
«Dopo le perquisizioni della Guardia di Finanza nel mese di aprile non ho più avuto notizie. A Monterosso ho sempre lavorato onestamente per la comunità. La gente lo sa».


Qual è la vostra opinione sulle ultime iniziative di Sante Sguotti, l'ex parroco di Monterosso ridotto allo stato laicale da papa Benedetto XVI? E di monsignor Milingo che ne pensate? Dopo la messa celebrata sabato scorso a vostro avviso ha fatto bene il vescovo di Vicenza, monsignor Cesare Nosiglia, a non perdere tempo per ammonire i fedeli che possono incorrere nella scomunica?

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