Donne, potere e Storia. Matteo Strukul e la grande avventura del Rinascimento

Lo scrittore bestseller firma il seguito di “Le Sette Dinastie”. Tra i Borgia e gli Sforza c’è anche la Venezia dei Condulmer

PADOVA.

Torna il Rinascimento di Matteo Strukul. Dopo quattro romanzi dedicati ai Medici, uno a Michelangelo, uno alle principali dinastie italiane, lo scrittore padovano firma il suo settimo romanzo incentrato sul momento storico più alto della cultura italiana. “La corona del potere” (Newton Compton, pp 510, 9, 90 euro), da ieri in libreria, è il seguito di “Le sette dinastie” e anche qui si incrociano, nell’arco di una ventina d’anni, quelli a cavallo del 1500, le sorti di sette potenti famiglie: dai Borgia agli Sforza, dai Medici agli Aragona, dagli Estensi ai Colonna senza dimenticare i Condulmer, che rappresentano in questa saga le sorti e le fortune veneziane.

Strukul mette in campo molta storia e qualche elemento di fiction per provare a districare l’intreccio complesso di fatti e personaggi che segna l’inizio della decadenza politica degli stati italiani. Il racconto procede per scene, che portano il lettore da Milano a Napoli, da Roma a Venezia, con al centro l’evento traumatico rappresentato dalla discesa in Italia di Carlo VIII. Storia dunque, ma non solo.

«Gli eventi e i personaggi» dice Matteo Strukul «sono tutti storicamente documentati, ma elementi di fiction ci sono anche questa volta. Per esempio la figura del medico Alessandro Benedetti, che è stato il costruttore del primo teatro anatomico smontabile e ha individuato il virus della sifilide, diventa nel romanzo, accanto ad Antonio Condulmer, un elemento che mi permette di inserire lo spionaggio, l’avventura, l’intrigo come nei romanzi francesi, tra Balzac e Dumas, che anche questa volta sono stati i miei punti di riferimento. Potrei dire che questa volta proprio la parte veneziana del racconto è quella in cui la fiction ha trovato più spazio».

La costruzione narrativa procede per incastri, con le vicende politiche e militari che si avvicendano con duelli, congiure, tradimenti, amori. Le donne hanno questa volta un ruolo ancora maggiore. «È vero» conferma lo scrittore «ma questo deriva in parte dalla Storia. Figure iconiche come Caterina Sforza hanno una loro dimensione politica che non può essere trascurata. Ma per esempio ho dato grande spazio anche alla carica sensuale e provocatoria di Sancia d’Aragona, che sposa Goffredo Borgia ma è al tempo stesso amante degli altri due fratelli, Giovanni e Cesare, e si aggrappa alle arti che possiede per sopravvivere in una corte nemica come quella dei Borgia. Più in generale, potrei dire che l’opera di Shakespeare che preferisco è il Macbeth proprio perché racconta il potere attraverso le dinamiche familiari: mi sembra un punto di vista interessante oltre che attuale».


E non manca Lucrezia Borgia, personaggio difficile da trattare narrativamente, perché su di lei molto, troppo è stato scritto. «Lucrezia» riflette Strukul «è stata usata realmente come pedina politica dal padre e dai fratelli. Tuttavia nel libro ho cercato di raccontare come il personaggio si evolva e acquisisca verso la fine della sua vita, a Ferrara, una notevole autonomia, una serenità che spesso le sue biografie ignorano».

I libri storici di Strukul hanno raccolto in questi anni più di 800 mila lettori, sono stati tradotti in dodici paesi, segno che la ricetta – se così vogliamo chiamarla – funziona: «C’è un pubblico per queste storie, anche per come sono raccontate. Non c’è nei miei libri l’approfondimento di un saggio, ma la documentazione storica è solida. Mi riallaccio alla tradizione del romanzo storico ma anche a quella del teatro. È importante, anche quando si raccontano vicende così complesse e intricate come queste, conservare la leggibilità, mantenere un certo ritmo, alternare le scene, ma questo non vuol dire rinunciare alla letteratura, perché anche i romanzi storici e d’avventura sono a tutti gli effetti letteratura e spesso anche grande letteratura. Senza paragonarmi, è ovvio, ma dietro i miei libri c’è, come dico sempre, la passione per Dumas, ma potrei aggiungere anche Gauthier, Sabatini per le scene di azione. Per scrivere questa saga ho riletto con grande attenzione i libri di Maria Bellonci, ma anche il Vassalli della “Chimera”, per esempio, senza dimenticare Manzoni».

Un tratto personale è, però, la presenza dell’arte. In ogni romanzo di Strukul compaiono, tra i personaggi, gli artisti del Rinascimento. «Nel primo volume della saga» dice lo scrittore «c’era Paolo Uccello, qui c’è Leonardo. Si tratta di raccontarli cercando i loro tratti umani: in questo caso sfrutto la passione, documentata, di Leonardo per l’arrampicata, anche se non possiamo definirlo un alpinista ante litteram. Se non raccontassi anche la bellezza, ogni ritratto dell’Italia del Rinascimento sarebbe monco. Io stesso per trovare la chiave interpretativa per descrivere la battaglia di Fornovo sul Taro mi sono servito del quadro di Tintoretto, anche se ovviamente si tratta di un pittore fuori tempo massimo rispetto al Rinascimento». —

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