È giallo sul valore dei tre gioielli rubati alla mostra dell’emiro

Sorprende che i ladri abbiano portato via i meno pregiati Mistero anche sulla cifra assicurata: solo 35 mila sterline
VENEZIA. La Fondazione Musei Civici prova a fare quadrato - dopo il clamoroso furto di gioielli a Palazzo Ducale durante la mostra dedicata alla collezione reale del Qatar - e anche a chiarire i molti punti ancora oscuri della vicenda e le possibili conseguenze negative, a cominciare dalle difficoltà che potrebbero ora creare i prestatori stranieri - soprattutto musei - dei capolavori di Jacopo Tintoretto che dovrebbero essere esposti proprio a Palazzo Ducale nel settembre del prossimo anno per la grande mostra sui 500 anni dalla nascita del grande pittore rinascimentale veneziano.


Per l’inizio della prossima settimana è prevista una riunione del Consiglio di amministrazione della Fondazione Musei Civici - presente anche il sindaco Brugnaro, nella sua qualità di vicepresidente - che dovrebbe servire a fare il punto della situazione. Mentre ieri è stata diffusa dalla stessa Fondazione una cauta nota ufficiale sull’imbarazzante vicenda, che comunque difende la correttezza dell’operato dell’istituzione. «In merito al furto verificatosi a Palazzo Ducale, nell’ambito della mostra “Tesori dei Moghul e dei Maharaja. La Collezione Al Thani”, la Fondazione Musei Civici di Venezia», si legge nella nota, «intende esprimere la sua piena fiducia nel lavoro degli inquirenti. In questi giorni, i vertici e lo staff della Fondazione hanno operato attente verifiche al proprio interno e - come confermato anche dalla Questura - è possibile affermare che tutte le procedure attuate per la mostra a Palazzo Ducale, in termini organizzativi e di sicurezza, hanno rispettato i protocolli definiti per il progetto con i partner e con Questura di Venezia, in rapporto all’importanza delle opere esposte. La Fondazione Musei Civici di Venezia è altresì in stretto rapporto con la Fondazione Al Thani per fornire tutto il supporto necessario all’adempimento delle conseguenti procedure e per una gestione positiva della situazione. Consapevoli dell’importanza e della delicatezza della vicenda, eventuali novità verranno comunicate tempestivamente, in accordo con gli inquirenti».


Molti punti, però, restano da chiarire, a cominciare dal valore dei gioielli rubati. Assicurati alla dogana per un valore di circa 35 mila sterline - a quanto sembra - ma che varrebbero invece, secondo quanto circolato, qualche milione di euro. Ma, delle due l’una. O i gioielli rubati valgono effettivamente molto meno, o sono stati assicurati per un valore molto più basso - per pagare di meno la polizza- e in questo caso difficilmente le assicurazioni rimborseranno un valore superiore. Altro aspetto da chiarire è legato agli autori del furto. Autentici professionisti, secondo quanto sta emergendo. Ma allora perché avrebbero rubato gioielli - secondo quanto emerso - che non sarebbero tra i più preziosi della mostra? Tutte domande, per ora, senza risposta.


Intanto la Fondazione Musei Civici, in particolare la direttrice Gabriella Belli, dovrà gestire la delicata partita dei prestiti per la mostra di Tintoretto. Improbabile che la vicenda del furto provochi la cancellazione dei prestiti delle opere concordati con musei importanti come la National Gallery di Washington o il Kunstistorisches Museum di Vienna. Ma è certo che verranno richieste alla Fondazione Musei Civici e a Palazzo Ducale garanzie sul piano della sicurezza ben superiori a quelle ordinarie. Da un aumento del personale di sorveglianza - con la possibilità di ricorrere anche alla vigilanza armata - alla possibilità di avere una telecamera “dedicata” per ogni opera esposta, per controllarne sempre la sicurezza. Questo, anche se rubare un telero di Tintoretto è certamente più complicato che portare via alcuni gioielli da una teca che si è dimostrato essere forzabile con una certa facilità. Ma sicuramente non ci saranno “sconti” concordati, anche sui costi di assicurazione delle opere tintorettiane che arriveranno a Venezia.




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