E' morto Kim Ki-duk, Leone d'oro a Venezia nel 2012 con "Pietà"

Kim Ki-duk, regista sudcoreano unico, capace di sublimare la violenza e le contraddizioni del proprio paese in una visione poetica, sorprendente e, allo stesso tempo, ascetica, è morto in Lettonia all’età di 59 anni per complicazioni legate al Covid. Secondo il sito Delfi.It, Kim ki-duk era arrivato nel paese baltico a novembre per acquistare una casa nella località marittima di Jurmala. Da alcuni giorni, però, il suo entourage aveva perso i contatti.
In poche ore la notizia ha turbato il mondo del cinema e, in particolare, l’ambiente della Mostra del Cinema di Venezia che, nel tempo, aveva intrecciato con l’autore sudcoreano una relazione fortissima, culminata con la vittoria del Leone d’oro nel 2012 con il film “Pietà”.
Fu proprio il Festival di Venezia a scoprirlo nel 2000 quando il suo lungometraggio “L’isola” suscitò scalpore per alcune sequenze di violenza, metafora della repressione nella società coreana di allora. Direttore di quell’edizione era Alberto Barbera che su Instagram racconta come la visione di quel film, pochi giorni prima della conferenza stampa di presentazione del programma, fu una rivelazione.
“Sono fiero - scrive Barbera nel suo post – di aver contribuito a far conoscere al mondo intero i suoi film, e di aver goduto della sua amicizia. Ci mancheranno il suo talento di narratore, le sue raffinati doti figurative e il gusto inesausto per la provocazione che lui non potrà più esercitare, ma i suoi film continueranno ad alimentare nel nostro immaginario e, mi auguro, quello degli spettatori di domani”. La Biennale di Venezia in una nota ha espresso cordoglio per la morte del regista.
Il pubblico, in particolare quello dei festival, da allora ha eletto Kim ki-duk ad autore di culto. Nel 2003 la parabola sulla ciclicità degli eventi umani - “Primavera, estate, autunno, inverno … e ancora primavera” - conquista il Festival di Locarno. Nel 2004 Kim ki-duk è prima a Berlino (con “La samaritana”, Orso d’argento alla regia) e poi ancora a Venezia: “Ferro 3 – La casa vuota” viene presentato come film a sorpresa del concorso: lo accoglierà una ovazione memorabile in sala e il Leone d’argento alla regia.
L’anno successivo è a Cannes per presentare “L’arco” a cui segue un periodo di crisi quando, sul set di “Dream”, il regista assiste a un incidente che quasi provoca la morte della sua attrice. L’evento lo segna profondamente e lo spinge a rifugiarsi in una casa abbandonata dove conduce una vita senza agi, a contatto con la natura.
È lo stesso Kim ki-duk a raccontarlo nel documentario del 2011 “Arirang” che è anche il titolo di una canzone che in cinese significa “autoaffermazione”. La stessa che il regista intonerà, commosso, proprio sul palco della Sala Grande quando, l’anno successivo, riceverà il Leone d’oro. A Venezia tornerà ancora nel 2013 (Moebius, fuori Concorso), nel 2014 alle Giornate degli Autori (One on one) e, infine, nel 2016 con “Il prigioniero coreano”.
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