Emissioni sospette Porsche, otto indagati

PADOVA. Lo scandalo sulle emissioni truccate travolge Porsche Italia, dopo la capofila italiana di Volkswagen. Il capo della procura di Padova, Matteo Stuccilli, e il procuratore aggiunto Valeria Sanzari hanno aperto un’inchiesta per frode in commercio a carico dei vertici di Porsche Italia spa che ha sede a Padova in corso Stati Uniti 35: otto indagati e, ieri, raffica di perquisizioni affidate al Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza padovana, comandato dal tenente colonnello Vittorio Palmese. Sotto accusa due italiani, un austriaco e cinque cittadini tedeschi: il direttore generale di Porsche Italia spa Piero Innocenti, 48 anni di Treviso, in carica dal settembre 2012 con il procuratore di Porsche Italia Luca Baldin, 42 anni di Montebelluna; il presidente di Porsche Italia Felix Brautigam 48 anni, con residenza a Fourqueux in Francia e i componenti del consiglio di amministrazione Michel Hans Piech, 73 di Vienna (Austria), Wolfgang Porsche, 72 di Monaco di Baviera, Wolfgang Lutz Meschke, 49 di Tuebingen, Ulrich Bernard Maier, 56 di Schorndorf e Siedfried Matthias Mueller, 62 di Stoccarda, tutti in carica dall’aprile 2013.
All’alba di ieri sono iniziate le perquisizioni nella sede di Porsche Italia e, in contemporanea, nelle abitazioni del direttore a Treviso e del procuratore a Montebelluna. Obiettivo: il sequestro di documentazione cartacea e di supporti informatici, come di pc per capire se il software destinato a truccare i test sulle emissioni degli scarichi inquinanti risulti installato nelle Porsche Cayenne prodotte nel 2015 e importate in Italia. Entra a pieno titolo nel “Dieselgate” anche Porsche Italia spa, la cui sede padovana è la centrale italiana della casa automobilistica tedesca dove si smistano alle concessionarie tutte le vetture. A provocare l’inchiesta un esposto del Movimento Difesa del cittadino, in sigla Mdc, ufficio principale a Roma e ramificazioni in tutt’Italia, tra cui a Padova dove c’è uno sportello in via Foscolo 10. Esposto trasmesso alle Fiamme Gialle e all’Antitrust. «Mentre in Europa e in Italia si temporeggia vergognosamente sullo scandalo Volkswagen» ha dichiarato in una nota Francesco Luongo, vicepresidente Mdc, «negli Usa Epa (l’Agenzia di protezione ambientale statunitense) ha denunciato la presenza del software-truffa su Porsche Cayenne del 2015, Touareg del 2014 e Audi A6 Quattro, A7 Quattro, A8, A8L, Q5 in produzione nel 2016... Sollecitiamo le autorità a un intervento più tempestivo a tutela dei proprietari italiani dei veicoli coinvolti». In mano agli investigatori, la lettera trasmessa da Epa il 2 novembre scorso ai vertici del gruppo Volkswagen America e Porsche America (firmata dalla responsabile dell’Ufficio di controllo e vigilanza dell’agenzia, Susan Shinkman). In questo fondamentale documento c’è la puntuale descrizione del software che, inserito nel motore V6 3.0 Turbo diesel (Tdi) prodotto dal gruppo Volkswagen, rende difettoso il sistema di controllo delle emissioni dei veicoli durante l’effettuazione dei test idonei a verificare il rispetto degli standard ambientali. E sono indicati i veicoli dotati di quei congegni fuori regola: le Porsche Cayenne prodotte nel 2015, oltre alle Volkswagen Touareg del 2014 e, per il 2016, le Audi A6 Quattro, A7 Quattro, A8, A8L e Q5.
Dopo la messa all’indice del modello diesel 2.0 Tdi (prodotti dal 2009 a oggi), un altro e più potente motore che gira sotto il cofano di grosse utility finisce nel mirino: non a caso in un articolo pubblicato il 23 novembre scorso dal Financial Times, Audi (brand delle auto di lusso del gruppo Volkswagen) aveva ammesso che quel software era in tutti i motori V6 tre litri diesel. «Il software era studiato per fare in modo che i sistemi di controllo delle emissioni non funzionassero quando il veicolo non era testato....» si legge nella lettera di Epa del 2 novembre che rileva come sia stata violata la normativa Usa che protegge la salute umana e l’ambiente e riduce le emissioni di scarichi a base di ossido di azoto. «Il software installato nel modulo di controllo elettronico di ogni veicolo fa sì che quest’ultimo si comporti in modo diverso quando è testato rispetto al normale funzionamento... Durante il test il software spinge il veicolo a usare una modalità a bassa emissione». A volte le emissioni risultano sotto gli standard. «Ma quando finisce il test» continua Epa, «scatta la modalità normale e le emissioni di NOx (gli ossidi di azoto) sono fino a 9 volte il limite, dipende dal modello della vettura e dalla guida». Pesante la conclusione: «Volkswagen sapeva che il software evita, rende difettoso o inoperativo» il rispetto degli standard sulle emissioni.
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