Expo, arrestato Domenico Maltauro

Nuova serie di provvedimenti cautelari. Oltre al cugino di Enrico, costruttore, ci sono altri due manager del Padiglione Italia
Edmondo Bruti Liberati e Ilda Boccassini durante la conferenza stampa in Tribunale sugli arresti per infiltrazioni n'drangheta in appalti Expo2015. Milano, 8 maggio 2014. ANSA/STEFANO PORTA
Edmondo Bruti Liberati e Ilda Boccassini durante la conferenza stampa in Tribunale sugli arresti per infiltrazioni n'drangheta in appalti Expo2015. Milano, 8 maggio 2014. ANSA/STEFANO PORTA

PADOVA. Domenico Maltauro, della famiglia dei costruttori vicentini, è stato arrestato stamattina nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione negli appalti per l’Expo di Milano. Domenico è cugino di Enrico, da poco rimesso in libertà e per cui il gip ha respinto una richiesta di custodia cautelare. Insieme a lui sono finiti ai domiciliari l’ex responsabile del padiglione Italia di Expo, Antonio Acerbo e Andrea Castellotti, facility manager del padiglione Italia.

Ad Antonio Acerbo circa un mese fa era stata notificata un'informazione di garanzia con l'accusa di corruzione e turbativa d'asta, reati, secondo l'accusa, commessi a Milano tra il 2012 e il luglio del 2013 in relazione all'appalto per le vie d'acqua. Sotto la lente degli inquirenti erano finiti alcuni contratti di consulenze sospette tra cui quello fatto ottenere al figlio (ora indagato per riciclaggio) da circa 30 mila euro. Nei giorni scorsi Acerbo si era dimesso dalla carica di sub commissario Expo e da quella di responsabile del Padiglione Italia.

Le accuse sono turbativa d’asta e corruzione. I reati, si legge in un comunicato del procuratore Edmondo Bruti Liberati, si sarebbero protratti «sino al 10 luglio 2013.

Agli imprenditori Antonio Acerbo chiedeva lavori per il figlio, che opera nel campo delle consulenze, in cambio della possibilità di entrare nel business di

Expo attraverso le gare d’appalto. Sarebbe stato questo, secondo gli investigatori, il «modus operandi» del Responsabile Unico del Procedimento della gara sulle ’vie d’acquà: non soldi, ma «utilità» per il figlio Livio, in cambio di una corsia privilegiata. Sono due, in particolare, gli episodi che, secondo chi indaga, lo dimostrerebbero. Una consulenza da circa 30mila euro data dalla

Maltauro al figlio di Acerbo e un altro lavoro promesso, ma poi non assegnato, a Livio Acerbo

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