Falsi rimborsi, una truffa da otto milioni

Sequestrata una clinica privata di Occhiobello, indagati sei medici e quattro dirigenti
ROVIGO.
Potrebbe essere l’inizio di una sanitopoli veneta legata ai rimborsi erogati come un fiume in piena al «privato» dove, nonostante irregolarità accertate da parte del massimo organismo di controllo sulla spesa pubblica (la Corte dei Conti) i finanziamenti regionali non sono mai stati né congelati né stoppati. Anche se il piatto piange e il deficit sanitario veneto ha sforato i 24.462.606 euro tanto da provocare, ad aprile, la diffida del ministro Tremonti.


GLI INDAGATI.
Così nel triennio 2005-2007 nelle casse della Casa di cura «Santa Maria Maddalena» di Occhiobello, nel Rodigino, sono arrivati ben 8 milioni e 400 mila euro di indebiti rimborsi che hanno fatto scattare un avviso di garanzia nei confronti di dieci persone, tra cui sei medici, tutti al vertice del management della struttura. Tra loro il presidente del consiglio di amministrazione della Casa di cura, il professor Franco Pellegrini, 74 anni di Trecenta; l’amministratore delegato Vittorio Morello di Occhiobello; il direttore sanitario Ettore Cichella e il dottor Maurizio Faggioli di Ferrara, responsabile del raggruppamento di Medicina interna. Morello, in particolare, in quanto presidente dell’Aiop Veneto (Associazione italiana ospitalità private), è l’interlocutore della Regione per quanto riguarda i problemi della sanità privata. A tutti è contestato il concorso in truffa aggravata ai danni del servizio sanitario nazionale. Ma non basta.


IL BLITZ.
Ieri mattina una decina di carabinieri del Nas di Padova (il Nucleo antisofisticazione) si sono presentati a Occhiobello nella sede principale della casa di cura, in via Gorizia 2, e in un distaccamento, in viale della Stazione, con un decreto di sequestro preventivo di beni mobiliari e immobiliari firmato dal gip di Rovigo Carlo Negri e sollecitato dal pm Stefano Longhi che coordina l’inchiesta. Oltre agli immobili e ad attrezzature mediche, sono stati «blindati» i conti correnti intestati alla società accesi presso la filiale di Ferrara della Banca Popolare di Verona e Novara.


Durissimo il provvedimento del giudice che conclude insistendo sui «gravi indizi di reato... e sull’attualità dell’attività delittuosa che deve essere interrotta al più presto».

Un provvedimento che la legge consente di adottare nella prospettiva anche di un’eventuale confisca. Tuttavia l’erogazione dei servizi sanitari non sarà interrotta: la continuità dell’attività assistenziale e imprenditoriale è stata garantita con la nomina di un amministratore giudiziario.


L’INCHIESTA.
All’origine dell’indagine alcuni accertamenti svolti dai Nas per conto della Corte dei Conti che, alla fine dell’anno scorso, aveva reclamato dalla clinica «S.Maria Maddalena» la piena restituzione di un indebito rimborso, per il 2005, di 3 milioni e 400 mila euro a titolo di danno erariale. Che cosa avevano scoperto i carabinieri? Che una blefaroplastica, operazione di chirurgia estetica per eliminare le borse sotto gli occhi, era classificata nella cartella clinica come un intervento di tipo oculistico. E ancora che la semplice asportazione di un neo, destinata a durare al massimo mezz’ora, era bollata come un intervento di day hospital.


Il MECCANISMO.
Ogni prestazione convenzionata - e pertanto rimborsabile dal sistema sanitario tramite le Usl di appartenenza che ricevono fondi dalla Regione - viene classificata con un codice: il termine tecnico è DRG (acronimo di diagnosis related group o raggruppamento omogeneo di diagnosi).


Secondo la procura nella clinica rodigina si moltiplicavano i DRG con rimborsi più alti, benché non corrispondenti all’intervento effettivamente eseguito. Il risultato? Il singolo medico che effettuava la prestazione, percependo una quota percentuale rispetto al rimborso erogato, incassava una cifra più alta del dovuto. Insomma ci guadagnavano i sanitari. E ci guadagnava la Casa di cura. Non a caso in seguito all’ingiunzione della Corte dei Conti, il direttore generale dell’Usl di Rovigo Adriano Marcolongo aveva messo in mora i medici della clinica coinvolti, avviando nei loro confronti una procedura per il pagamento del danno erariale relativo alle prestazioni mediche eseguite.


I CONTROLLI.
Sorge spontanea una domanda: com’è possibile che, con i tagli alla sanità pubblica e il disavanzo che pure il Veneto registra nel settore, il caso di Occhiobello sia sfuggito al sistema dei controlli? Un sistema che, è palese, non funziona. Altra anomalia: la Regione, con una precisa scelta politica, si è autoimposta dei limiti. A partire da quello che obbliga i direttori generali delle Usl, nella programmazione annuale, di predisporre un piano controlli sulla sanità pubblica e privata, indicando i settori che saranno oggetto di verifiche. Verifiche che devono essere preannunciate con 15 giorni d’anticipo. Come andare in guerra con le armi spuntate
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