«Falso che l’aborto fu negato» Scontro fra Regione e la Cgil

La Procura di Venezia conclude le indagini per diffamazione su  due sindacaliste che nel 2015 lamentarono il caso di mancata interruzione della gravidanza

padova. La Procura della Repubblica del Tribunale di Venezia ha concluso le indagini preliminari per diffamazione a mezzo stampa nei confronti di due sindacaliste della Cgil. Il pubblico ministero ha ritenuto sussistente il reato di diffamazione commesso dalle due donne, alle quali è stato notificato l’avviso di garanzia. La vicenda risale a fine 2015, quando una padovana, di 41 anni, sostenuta da due sindacaliste Cgil, denuncia la peregrinazione in 23 ospedali del Nordest per praticare l'interruzione volontaria di gravidanza. Una denuncia a cui fa seguito un mese di attente verifiche da parte dei carabinieri del Nas e che si conclude con il procuratore aggiunto Valeria Sanzari che archivia l'inchiesta accertando la regolarità della procedura e il pieno rispetto delle disposizioni di legge. Insomma non sarebbe mai stato negato, ostacolato o boicottato il diritto all’interruzione di gravidanza, come avevano denunciato le due sindacaliste Cgil.

«Le indagini preliminari hanno accertato che quanto riferito dalle due sindacaliste, secondo cui si sarebbe impedito di interrompere la gravidanza in 23 strutture ospedaliere locali, sino all'intervento agevolativo della Cgil, era falso», ha comunicato ieri la Regione Veneto. «E' stato provato che la prestazione fornita alla donna dal servizio sanitario è stata pienamente rispettosa dei tempi previsti dalla legge ed è intervenuta senza alcuna interposizione dell’organizzazione sindacale».

Secondo la Regione il comportamento delle sindacaliste Cgil sarebbe stato particolarmente grave, proprio perché a seguito della diffusione mediatica è stato iscritto un procedimento penale per valutare la correttezza dell'operato delle strutture sanitarie coinvolte. Procedimento poi archiviato.

Immediata la replica Cgil: «Le dichiarazioni contenute negli articoli di stampa oggetto della denuncia proposta dall'Azienda Ospedaliera di Padova e dall'Usl 6 Euganea non hanno alcuna rilevanza penale e non integrano alcuna diffamazione. In particolare, non risulta provata la falsità dei fatti riportati dagli organi di stampa, né l'irrilevanza del ruolo di supporto che la Cgil ha avuto nella vicenda». Altro punto critico il fatto che la Regione Veneto nel comunicato stampa ieri abbia diffuso i nomi delle sindacaliste e della donna in questione. «Un gravissimo danno il cui ristoro verrà chiesto alle competenti sedi giudiziarie. Le persone coinvolte nelle indagini sono serene e pronte a dimostrare nelle sedi opportune la piena legittimità della loro condotta e l'insussistenza di qualsivoglia profilo di responsabilità penale a loro imputabile. In ogni caso, negli articoli di stampa oggetto di indagine non è mai stato negato che l'interruzione di gravidanza sia avvenuta in termini di legge, ma si è semplicemente denunciata la difficoltà di accesso al servizio previsto dalla legge 194». —

Alice Ferretti

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