Fattura in lire, la Regione paga in euro: sborsato il doppio

VENEZIA. La fattura era in lire, ma per errore è stata pagata in euro. Col risultato che l’Ufficio Scolastico Regionale ha speso, per acquistare 2 mila buste e mille cartoncini, quasi mezzo milione di euro. Più precisamente: la somma dovuta all’azienda tipografica per la fornitura del materiale di cartoleria era di 253,68 euro, quella effettivamente sborsata dallo Stato è stata di 491.192 euro. Ora per quell’errore dovrà pagare, letteralmente, l’ex vice direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, il trevigiano Roberto Spampinato, che era delegato alla firma dei provvedimenti di spesa. Il dirigente è stato condannato dalla Corte dei Conti del Veneto con sentenza depositata ieri, al risarcimento del danno patrimoniale in favore del Ministero dell’Istruzione. La somma che è chiamato a versare è di 98.098 euro a cui vanno aggiunti gli interessi e le spese di giudizio; si tratta del 20% del danno complessivo. Le restanti percentuali erano a carico di altri dipendenti dell’Ufficio, poi scagionati; tra loro figura l’impiegata Rosanna Santomarco di Chirignago nei confronti dei quali è scattata la prescrizione.

Tutto ha inizio nel gennaio 2010 quando l’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto - Direzione Generale, si trova a dover liquidare la fattura numero 12 relativa alla fornitura di materiale di cancelleria da parte della Grafiche Serenissima di Santa Maria di Sala. Stando alla ricostruzione della Procura contabile Spampinato, delegato alla firma dei provvedimenti di spesa da parte del Provveditore agli Studi Carmela Palumbo, sottoscrive l’ordinativo di pagamento dando così il via libera al versamento della somma. Ma il problema sta proprio qui, nella somma che viene liquidata: 491.192 euro al posto dei 253,68 effettivamente dovuti. Cos’è successo? Che, per un errore materiale commesso (e ammesso) dall’impiegata Santomarco, la cifra espressa in lire viene considerata in euro, senza aver fatto la conversione delle valute. Risultato: il Ministero si è trovato a sborsare una cifra astronomica per un pacchetto di buste di carta. L’errore viene scoperto l’anno successivo, da un’impiegata. E a questo punto l’Ufficio si attiva con la Grafiche Serenissima per riavere indietro la cifra. L’azienda ammette di aver incassato più del dovuto, ma risponde che non può restituire i soldi perché naviga in cattive acque. Tutte le possibili azioni giudiziare vengono attivate nel corso degli anni successivi. L’emissione di un decreto ingiuntivo da parte del tribunale civile di Venezia e l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura per appropriazione indebita nei confronti della Grafiche, non hanno però ancora portato ristoro alle casse dello Stato.
Sulla vicenda si muove anche la Corte dei Conti che con il pm contabile Chiara Imposimato indaga sull’accaduto, arrivando alla contestazione del danno nei confronti del dirigente per non essersi accorto dell’errore e per non aver svolto i necessari controlli di fronte all’importo elevatissimo e sproporzionato della spesa da sostenere (anche in relazione al complessivo stanziamento del capitolo di bilancio). Spampinato si è difeso spiegando che non erano di sua competenza quei controlli, che i carichi di lavoro erano molto pesanti e che ha sempre svolto la sua attività con la massima serietà. Ieri il deposito della sentenza del giudice Guido Carlino.
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