Felice Maniero ricompare e dichiara guerra al carcere

L'ex boss della Mala del Brenta è in cella a Voghera: «Violate le norme anti-Covid»

PADOVA. Un tempo dai penitenziari riusciva a evadere, grazie a una mente criminale e alla ragnatela di relazioni che aveva intessuto come boss della Mala del Brenta. Oggi Felice Maniero è un uomo di 66 anni, con alle spalle una lunga serie di omicidi, rapine, assalti armati, traffici di droga e armi.

Espulso dalla sfera familiare dopo una brutta storia di maltrattamenti che gli ha spalancato nuovamente le porte del carcere, ora Faccia d’Angelo ha deciso di combattere l’istituzione totale da dentro. Dal penitenziario di Voghera, dove era detenuto fino a qualche mese fa, denuncia la Direzione della casa circondariale e, di conseguenza, la direttrice Stefania Mussio.

Lo fa con un esposto presentato alla Procura di Pavia, in cui compaiono le firme di altri tre detenuti pluripregiudicati, pentiti, e poi inseriti nel circuito dei collaboratori di giustizia. Le accuse riguardano tutte il periodo del lockdown, quando nelle carceri italiane esplose il panico per la pandemia. «Il direttore ha vietato a tutti gli agenti della polizia penitenziaria di indossare le mascherine», scrive Maniero.

L’esposto

L’ex boss della Mala del Brenta per mesi scrive al nostro giornale, durante e dopo il lockdown. Invia le sue memorie, i suoi sfoghi e anche l’esposto inoltrato al ministero della Giustizia, al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, al Provveditorato regionale della Lombardia, al Garante nazionale dei diritti delle persone detenute, al segretario generale della polizia penitenziaria e, ovviamente, alla Procura di Milano.

Le accuse

Felice Maniero firma con doppio nome (Luca Mori, l’identità assegnata dopo il pentimento) e con lui ci sono i napoletani Stefano Masini, Ciro Ferrara e Elio Cafiero. «Nel pieno dell’emergenza sanitaria Covid-19 il direttore del carcere di Voghera, Stefania Mussio, avvalendosi della sua autorità di direttore, imponeva minacciando espressamente numerosi agenti di polizia penitenziaria, di non indossare le mascherine per evitare di creare allarmismo tra noi detenuti», scrive Maniero, primo firmatario.

I denuncianti descrivono una situazione pesante, soprattutto nelle settimane successive al 21 febbraio, data del primo morto in Italia per Coronavirus. «Di fronte a numerosi uomini del personale che compravano a loro spese le mascherine, la direttrice non esitava a intimorirli dicendo: “Farò rapporto a chiunque le indossi”».

Cineforum

Sotto accusa finiscono anche alcune attività che, in passato, portarono lustro al carcere di Voghera e alla sua direttrice. Un penitenziario, è bene ricordarlo, dove furono detenuti anche Totò Riina, Renato Vallanzasca e Graziano Mesina.

«Nel pieno dell’emergenza sanitaria» continua l’esposto, «la stessa direttrice comprometteva l’incolumità di tutti consentendo a persone provenienti dall’esterno di svolgere corsi, cineforum e ginnastica a corpo libero, senza tener conto del decreto governativo». Quindi rischiando di portare dentro il virus.

«Destabilizzare il sistema, questo è il losco piano di Maniero»


Un decesso

Nell’esposto finisce anche il caso di Antonio Ribecco, ex boss della ’ndrangheta morto di Covid-19 in ospedale a Milano dopo una settimana di ricovero. Si tratta del secondo detenuto deceduto per coronavirus in Italia, dopo il primo nel carcere della Dozza di Bologna a inizio aprile.

«Il 13 marzo un detenuto della settima sezione, insieme ai suoi compagni di cella, lamentava di non sentirsi bene segnalando senso di vomito, diarrea, mal di testa e chiedendo l’intervento del personale sanitario. L’agente addetto provvedeva a sollecitare l’intervento ma, nonostante ciò, il detenuto non veniva visitato. [...] Vi è una relazione di servizio redatta dall’agente addetto quel giorno alla settima sezione che, probabilmente, è stata insabbiata per evitare responsabilità penali».

La polizia penitenziaria

Quest’ultimo passaggio, come anche altri contenuti nell’esposto, se corrispondessero al vero, farebbero sospettare l’esistenza di un canale comunicativo aperto tra Maniero e qualche agente in servizio nel penitenziario. «La polizia penitenziaria di questo istituto» scrive «ha denunciato la direzione e il Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) per le violazioni di legge inerenti i decreti governativi anti contagio».

Nessuna replica

Il nostro giornale ha cercato contatti con il carcere di Voghera, con il Dap (organismo che coordina tutte le carceri italiane) e anche con il ministero della Giustizia, senza ricevere però alcuna replica alle accuse formulate da Maniero e dagli altri detenuti. «C’è un’indagine in corso, non possiamo entrare nel merito», è l’unica risposta. Ma la denuncia di Faccia d’angelo ha fatto il giro di tutti gli uffici, arrivando persino al tavolo del ministro Alfonso Bonafede. Il curriculum criminale di Maniero è cosa nota, così come il suo opportunismo. Tuttavia, i fatti denunciati sono gravi e, come tali, sono ora oggetto d’indagine.

Il trasferimento

A fine giugno il detenuto Felice Maniero, condannato in primo grado a quattro anni di carcere per maltrattamenti fisici e psicologici sulla compagna, è stato trasferito dal carcere di Voghera a quello di Sollicciano. «Un trattamento anomalo», commenterà Maniero attraverso il suo legale.—

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova