Fine vita, Donazzan attacca: «Zaia irrispettoso per fini elettorali»
È ancora guerra nel centrodestra, dopo la proposta del presidente. La replica del governatore: «Prima viene la libertà di scelta dei cittadini»

Scene da caduta di un impero: Elena Donazzan che si scaglia a cazzotti contro Luca Zaia. Anche solo un anno fa una situazione simile era impensabile e infatti nemmeno all’acme del dibattito sul fine vita qualcuno si azzardò a sferrare un attacco simile al Doge.
Ma il tempo passa e la scadenza del terzo mandato di Zaia è ormai vicina.
Il tema del suicidio medicalmente assistito è ancora caldo, perché il presidente ha annunciato di voler predisporre un regolamento per dare tempi certi a chi lo richiede.
FdI ci dà di clava e a brandirla è proprio la donna che con il presidente Zaia ha lavorato per più di 20 anni.
«Zaia è irrispettoso della volontà della maggioranza dei veneti. È sbagliato speculare sulla sofferenza delle persone per fini elettorali», scrive Elena Donazzan, in un comunicato diffuso su giornali e social network.
Ed è una botta notevole, che avrà certamente riverberi nei rapporti tra le forze politiche della coalizione di centrodestra. FdI che bastona pubblicamente Zaia è un fatto di assoluta rilevanza, specie in un momento come questo, con l’orizzonte delle prossime elezioni regionali.
«Invitiamo Zaia ad essere più rispettoso della volontà del Consiglio regionale che, con una difficile, lunga e sofferta decisione, ha detto no al fine vita, facendo prevalere la difesa della vita e la dignità della persona», ribadisce la Donazzan, insieme al collega europarlamentare veronese Daniele Polato. «Così facendo si dimostra irrispettoso della votazione dell’assemblea e, per estensione, delle istanze della maggioranza dei veneti che nel Consiglio regionale sono rappresentate».
La risposta del presidente non si fa attendere. «Se da un lato è doveroso rispettare la posizione di tutti sul tema del fine vita, dall’altro viene prima la libertà di scelta del cittadino-paziente», sottolinea Zaia, determinato nella sua decisione di dare tempi certi ai pazienti che lo richiedono. «Va anche ricordato che è bene uscire da questa ipocrisia tutta nazionale per la quale si vuol far credere che il fine vita non esista».
«Esiste in Italia dal 2019, grazie a una sentenza della Corte Costituzionale che dà la possibilità ad un malato terminale con prognosi infausta, grandi sofferenze fisiche e psichiche e tenuto in vita dai supporti vitali, di scegliere liberamente. La Corte Costituzionale dice che può rivolgersi all’Usl di competenza».
Le domande presentate in Veneto, dal 2019 ad oggi, sono sette: tre hanno avuto il benestare dal comitato etico delle Usl di appartenenza e solo due sono arrivate a compimento. «Noi governatori, con la nostra sanità, ci troviamo quotidianamente a dover gestire la questione», precisa Zaia.
Non poteva mancare Alberto Villanova, che da semplice delfino è salito al rango di bazooka del governatore. «Il punto di osservazione di Bruxelles è come quello di Roma: lontano. E quando si osserva da lontano, si rischia inesorabilmente di fare dichiarazioni inopportune», dice rivolgendosi a Donazzan e Polato. «Le parole dei due eurodeputati ne sono un esempio: chi vive in Veneto, sa benissimo che il fine vita è una questione sostenuta dalla maggioranza dei veneti. Bisogna ricordare, infatti, che qui non siamo all’interno di uno steccato ideologico, ma etico».
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