Finotti: mano al portafogli
Il voto favorevole è scontato, ma crescono i malumori

PADOVA.
Mano alla cassa. Bisogna tirar fuori 250 milioni di euro, 500 miliardi di lire per chi se le ricorda, corrispondenti al 4,92% dei 5 miliardi di euro dell'aumento di capitale lanciato da Banca Intesa San Paolo, di cui la Fondazione Cariparo è azionista. Per venerdì 8, ore 15, è convocato il comitato patrimonio e per lunedì 11, ore 10, il consiglio generale della Fondazione. Una dozzina di persone nel primo organismo, poco meno di una trentina nel secondo. Entrambi gli organi in seduta straordinaria. Si dà per scontato il voto favorevole (ci mancherebbe) ma c'è malumore tra i consiglieri dell'imperatore, come Milano Finanza ha ribattezzato il presidente a vita Antonio Finotti (nella foto). E non solo per la lettera di contestazione di un imprenditore padovano pubblicata il 1º aprile dal quotidiano milanese. Appena una settimana fa si diceva che non servivano aumenti del capitale sociale di Intesa. Una settimana dopo si scopre il contrario. Qualcuno può chiedersi come mai Finotti, che non poteva non essere al corrente, dati i rapporti molto stretti con Milano e Torino, non ne abbia parlato in consiglio. La mancanza di informazione è in testa alle doglianze nei suoi confronti. Si può presumere che il fatto di conoscere in anticipio questa linea abbia aiutato il presidente della Fondazione a tenere da parte la liquidità necessaria. Peraltro le azioni di Intesa San Paolo sono l'investimento più importante della Fondazione, corrispondente ad oltre il 60% del patrimonio, senza altre diversificazioni rilevanti. Ne consegue che i dividendi annuali distribuiti da Intesa sono gli unici introiti cospicui. Questo è il punto dolente: nel 2009, anno nero delle banche, Intesa San Paolo ha distribuito zero dividendi. Per il 2010 si aspetta l'approvazione del bilancio a fine aprile: in Fondazione stimano che i dividendi si collocheranno tra i 40 e i 50 milioni di euro. In altre parole, con la mano sinistra Banca Intesa distribuisce 50 milioni, con la destra se ne prende 250, ipotecando i dividendi dei prossimi 5 anni. Bell'affare. Ma sindacare sulle scelte di Finotti, a 82 anni più che mai in sella, non è consentito. Neanche sull'ultima, quella di portare lo stipendio del segretario generale Roberto Saro, suo fedelissimo, a quota 400.000 euro l'anno. Saro è dipendente della Cassa di Risparmio, distaccato in Fondazione, la quale controlla la banca, che gli paga gli stipendi. Si direbbe un giro vizioso: forse per questo Finotti sta manovrando per portarlo in Fondazione con un contratto a tempo indeterminato. Bisogna ricordare che, prima di diventare presidente, Finotti era segretario generale della Fondazione. Magari prepara un passaggio analogo anche per Saro. Chissà per quando, naturalmente.
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