Galan, dal 21 stipendio a rischio

VENEZIA. Questa volta potrebbe davvero essere questione di giorni. Il Comitato permanente per le incompatibilità, le ineleggibilità e le decadenze è stato riconvocato per giovedì prossimo, 21 gennaio. Sul tavolo, ancora una volta, la decadenza da deputato di Giancarlo Galan dopo che il Pd ha fatto saltare la seduta convocata giovedì scorso: «È intollerabile che Galan sia ancora deputato nonostante la condanna definitiva. Questo succede perché il Pd ha disertato per ben due volte la Giunta per le elezioni permettendo a FI e Ncd di prendere tempo» aveva attaccato Davide Crippa, capogruppo 5 Stelle alla Camera «la diserzione di massa del primo partito del Parlamento non può essere casuale. Evidentemente è arrivato un ordine di scuderia per permettere all’ex governatore del Veneto di continuare a percepire soldi pubblici per più tempo possibile. Parliamo di un comportamento vergognoso che fa sponda all’illegalità».
Un affondo cui il capogruppo democratico in Giunta delle elezioni Giuseppe Lauricella aveva immediatamente replicato: «Stupisce la dichiarazione dell’onorevole Davide Crippa sui lavori della Giunta delle elezioni sul caso Galan. Avendo chiarito con lui che il Partito democratico vuole senza dubbio andare avanti sulla decadenza dell’ex governatore del Veneto nella riunione della prossima settimana, le polemiche strumentali lasciano francamente il tempo che trovano».
Ma non finisce qui: nel dibattito si inserisce anche il segretario nazionale dell’Italia dei Valori, Ignazio Messina: «È semplicemente inaccettabile che Galan sia ancora deputato e, soprattutto, che riceva ancora soldi pubblici nonostante la condanna definitiva ricevuta. Questa attesa ci è costata già troppe risorse. Si ponga fine al più presto a questa vergogna» sollecita. Non solo: secondo Messina «se i meccanismi che devono istituzionalmente portare alla decadenza, e quindi alla cancellazione dello stipendio, comportano attese così lunghe, allora è certamente l’ora di riformarli seriamente. L’inefficienza della politica - osserva - non può e non deve pesare sulle tasche dei cittadini, e questo è un caso sul quale occorre che la politica, tutta, abbia un sussulto di coscienza».
Intanto, sempre sul fronte Mose, a Venezia il gip ha depositato i primi dispositivi che specificano le confische dei beni a chi ha patteggiato. Il Riesame aveva annullato i sequestri per evitare di far pagare due volte aziende e manager. I primi provvedimenti riguardano Alessandro Mazzi (Grandi lavori Fincosit), due milioni per corruzione e due per violazioni finanziarie; Luciano Neri (collaboratore dell’ex presidente del Consorzio Mazzacurati), un milione per corruzione; Stefano Tomarelli (società Condotte), 700mila per corruzione.
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