Galan salderà il mutuo da 1,7 mln che grava sulla villa confiscata

Davanti al giudice primo incontro, con stretta di mano, tra il parlamentare e i pm Ancilotto e Buccini La moglie rinuncia alla quota del 2% sull’immobile: «La cedo volentieri purché questa storia finisca»
Di Giorgio Cecchetti
Este, 22.07.2014 Dimissioni dall'ospedale civile di Giancarlo Galan. Nella foto: ph. Zangirolami
Este, 22.07.2014 Dimissioni dall'ospedale civile di Giancarlo Galan. Nella foto: ph. Zangirolami

VENEZIA. Per la prima volta Giancarlo Galan si è presentato in udienza: non lo aveva fatto per il patteggiamento della pena, non lo aveva fatto davanti al giudice di Sorveglianza di Padova, ieri invece è arrivato a palazzo di Giustizia di Venezia per presenziare alla discussione sulla villa che un tempo era sua davanti al giudice Giuliana Galasso. Con lui c’era la moglie Sandra Persegato, anche lei coinvolta nella vicenda e, naturalmente, i suoi difensori, gli avvocati Antonio Franchini e Niccolò Ghedini. Sono arrivati puntualissimi e, quando, sono entrati i pubblici ministeri Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, il deputato ed ex governatore del Veneto si è alzato e ha stretto loro la mano. È stato il primo faccia a faccia tra l’imputato e gli accusatori dopo mesi di scontri e polemiche. Oltre ai legali di Galan e ai rappresentanti dell’accusa, c’era l’avvocato Matteo Zandolini per Sandra Persegato, proprietaria del due per cento di villa Rodella, e quelli di Veneto Banca, gli avvocati Aldo Laghi e Cristina Trotta.

La prima questione, quella che coinvolge la moglie di Galan, proprietaria al due per cento della lussuosa dimora di Cinto Euganeo, è stata risolta in fretta. La signora, per sgomberare il campo da ostacoli e cavilli, ha deciso di cedere allo Stato la piccolissima fetta dell’immobile che le apparteneva e che non avrebbe potuto essere confiscata non facendo capo al condannato. «La cedo volentieri anche perché torni la serenità e finisca questa storia», ha affermato. Quindi, la discussione si è spostata sulla questione principale, quella del mutuo e della conseguente ipoteca accesa sull’immobile, confiscato definitivamente da luglio. L’istituto di credito di Montebelluna ha prestato all’ex ministro un milione e 700 mila euro e lui, in cambio, ha offerto la villa in garanzia. Nel 2013 la banca ha dato il via libera dopo aver valutato che il solo corpo centrale del complesso - composto anche da una barchessa e da un vasto terreno trasformato in giardino - valesse due milioni e mezzo di euro. Da mesi Galan non versa le tratte del mutuo alla banca ma ora - ha riferito l’avvocato Franchini - il parlamentare padovano ha raggiunto un’intesa con l’istituto, impegnandosi al saldo a rate dell’intera somma. Comunque sia, pubblici ministeri e avvocati si erano già accordati sul valore della villa: con la sua confisca, il debito da 2,6 milioni di Galan con lo Stato è estinto.

Tutto, però, dipende dalla decisione della giudice Galasso, la quale dovrà sciogliere il nodo dell’ipoteca. Ieri, i pm Ancilotto e Buccini hanno sostenuto che grazie alla legge finanziaria del 2011 la confisca da parte dello Stato spazza via tutti gli interessi privati che possono esistere sull’immobile, naturalmente anche quelli di Veneto Banca. Ma gli avvocati Laghi e Trotta hanno risposto che quella norma si riferisce ai beni sequestrati e poi confiscati nell’ambito delle misure di prevenzione, mentre quello che riguarda villa Rodella è una misura esecutiva, cioè riguarda l’applicazione di una pena passata in giudicato. Tanto più se vale per una misura di prevenzione, per far scattare la quale bastano semplici sospetti, varrà per una sentenza per la quale sono necessarie prove certe, hanno rintuzzato i due rappresentanti della Procura. La giudice Galasso ha chiuso l’udienza, spiegando che si riservava la decisione senza suggerire quali saranno i tempi, ma è probabile che si prenderà una decina di giorni per studiare la questione e per emettere l’ordinanza.

La decisione del magistrato non è indifferente: se desse ragione all’istituto di credito di Montebelluna i pubblici ministeri e la Guardia di finanza che con loro hanno portato avanti le indagini dovrebbero rifare i conti e potrebbero essere costretti a chiedere un nuovo sequestro di beni nei confronti di Galan per raggiungere la cifra di due milioni e 600 mila euro che con i due anni e dieci mesi di reclusione sono riportati nella sentenza frutto dell’accordo tra accusa e difesa. Nel caso, invece, l’ordinanza del giudice sposasse le tesi della Procura, Veneto Banca avrebbe comunque la possibilità di spostare la garanzia del prestito fatto al deputato di Forza Italia su altri beni che a lui fanno riferimento.

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