Gentiloni: «Non si deve sprecare il lavoro fatto»

Il presidente del Consiglio visita gli stand delle regioni colpite dal terremoto «C’è bisogno di un contesto internazionale senza i dazi per il commercio»

INVIATO A VERONA. «In vino veritas vi dico: non sprecate il lavoro fatto e stop ai dazi di Trump». Non ha il bicchiere in mano Paolo Gentiloni, parla dal palco del Vinitaly e a Salvini e Di Maio, re dei selfie e dei cori alla Maradona, manda un messaggio chiaro: la gara a premier l’ha vinta lui. Per autorevolezza e capacità di comunicare con le parole essenziali, pronunciate dopo la visita ai padiglioni di Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio, le quattro regioni del cratere del terremoto.

«Non so fino a quando durerà questa situazione d’incertezza politica, ma se c’è un proverbio che abbiamo tutti in testa è “In vino veritas”. Quest’Italia ha bisogno di non sprecare il lavoro fatto e di proseguire in un cammino positivo che ci renda forti e competitivi nel mondo. Abbiamo bisogno di un contesto internazionale in cui si possa sviluppare senza incognite geopolitiche il commercio e gli scambi proseguano senza dazi, chiusure, tariffe ma con la tutela dei prodotti originali assolutamente necessaria e su cui il nostro Paese è impegnato. Gli sforzi fatti dalle nostre famiglie, dalle nostre imprese, dalle nostre comunità per rimettere in piedi il Paese dopo una crisi difficilissima non vanno dispersi. La veritas del Vinitaly si lega a quella del salone del Mobile di Milano, che inaugurerò domani: questa è l’Italia che ci rende forti e competitivi nel mondo».

Parla a braccio, Paolo Gentiloni, che ha assunto l’interim all’Agricoltura 40 giorni fa dopo le dimissioni di Maurizio Martina, e alla fiera di Verona mette in ordine le priorità. Il boom del settore del vino «è una straordinaria storia di successo italiana e il governo e le autorità pubbliche devono accompagnarla e incoraggiarla. Il Bando Ocm (Organizzazione comune di mercato) uscirà a giorni e aiuterà soprattutto le piccole e medie imprese», dice il Presidente del Consiglio nel suo saluto, durato 8 minuti e 31 secondi. Partono gli applausi. In sala l’hanno atteso quasi due ore e lui si scusa per il ritardo. Il motivo? Ha visitato le aziende delle regioni devastate dal terremoto del 2016-17, perché c’è anche quest’Italia nel miracolo del vino.

Paolo Gentiloni arriva alle 11,40: nessuna dichiarazione, né sugli scenari del nuovo governo, né sulla guerra in Siria perché ne riferirà oggi in Parlamento. Il premier entra nello stand del Lazio e si ferma in quello de “Le macchie” di Castelfranco Rieti e brinda con un bianco profumatissimo. Lo accompagnano Paola De Micheli, sottosegretario con delega alla ricostruzione del terremoto; il sottosegretario all’Agricoltura Andrea Olivero; Maurizio Danese, presidente di Veronafiere e Alessia Rotta, deputata Pd. Appena esce, sbuca davanti al gigantesco padiglione del Veneto e Luca Zaia lo saluta con la tempestività da cronometrista: «Ciao presidente, ci fai visita? Non sapevo che fossi qui, benvenuto...» dice il governatore della Lega. «Grazie, ho appena brindato con un Traminer nel Lazio che nemmeno puoi immaginare. Tanti auguri. Purtroppo visito solo le regioni colpite dal sisma», ribatte il premier. Una stretta di mano e via con il tour. Si entra nel padiglione dell’Umbria, terra del Sagrantino, una stretta di mano a Omero Moretti e poi sbuca Chiara Severini, che racconta il capolavoro del museo del vino Lungarotti a Torgiano: «Non ci sono bottiglie, ma vera arte, è un riferimento per la cultura della vite del mondo e rappresenta un’Italia forte di tradizione, storia e cultura. La politica? Voglio che non solo il vino ma anche la qualità del cibo entri nell’agenda del governo», dice la Severini.

Pochi i selfie. Gentiloni non è né Salvini né Renzi, ma accetta volentieri una splendida Testa di Moro, simbolo della ceramica di Caltagirone, gliela regalano due splendide ragazze siciliane, Paola Barrano e Angela Testa: «Gentiloni? Lo stimiamo...». Altri due passi e il premier si ferma a salutare la contessa Azzolina Degli Azzoni Avogadro: «Sono un’amica storica del presidente Gentiloni» e non di Zaia, dice lei «viviamo a villa Verecondi Scortecci, a Colle Umberto. Le nostre famiglie si conoscono da secoli», aggiunge mentre posa per una foto con il figlio. Dopo il Lazio, l’Umbria e le Marche ecco l’Abruzzo, con le macerie di Amatrice. C’è orgoglio e voglia di rinascere e dopo aver stretto le mani ad Alvaro Saputi di Colmurano e al leader della Coldiretti Moncalvo, l’ultima tappa è da Bruno Vespa. Ieri Salvini e Di Maio, oggi Gentiloni che brinda con un rosso. Il giornalista “presidente della terza camera del Parlamento”, tesse le lodi del Vinitaly e anche del capo del governo che sa «mantenere serenità, aplomb personale e istituzionale. Questa è una grande virtù, vedere un leader sicuro di sé e di low profile rassicura tutti. La presidente del Senato Casellati? E’ passata qui da me per un brindisi domenica. La cosa meravigliosa della politica sono le sorprese».

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