Il sogno di Zaia: «Mi piacerebbe portare una tappa del Giro sui Colli Euganei»

Il presidente del Veneto conferma il bel rapporto con la Corsa Rosa: «Sosteniamo la passione della nostra gente con 5 giorni di show»

Mattia Toffoletto
Il presidente veneto Luca Zaia
Il presidente veneto Luca Zaia

La Rovigo-Vicenza, lo start da Treviso, la tappa di Asiago con il Grappa, la ripartenza dopo il riposo da Piazzola sul Brenta. Il Giro 2025 ha una fortissima impronta veneta. Ne parla il presidente regionale Luca Zaia, annunciando progetti già in cantiere per l’edizione 2026.

Presidente Zaia, cosa significa il Giro d’Italia per il Veneto?

«Una vetrina straordinaria, un’occasione per mostrare le bellezze paesaggistiche, il patrimonio storico, artistico e culturale, ma anche la nostra capacità organizzativa. Un evento che unisce sport, identità e promozione del territorio nella regione più ciclistica d’Italia, con decine di migliaia di praticanti e appassionati a non finire. Lo si è visto lungo le strade negli anni scorsi, lo si vedrà anche quest’anno. Anche per rispondere alla straordinaria passione dei veneti, per il 2025 la Regione ha deciso di investire con convinzione in un progetto di ampio respiro, sostenendo cinque giornate di permanenza della corsa rosa, riposo compreso, con un ritorno d’immagine e ricadute economiche importanti».

A proposito: come si è riusciti a garantire una permanenza così lunga?

«Abbiamo lavorato con determinazione insieme agli organizzatori, garantendo una forte collaborazione istituzionale e un’accoglienza d'alto livello. La presenza in Veneto per cinque giorni dimostra quanto il nostro territorio sia centrale per il Giro. Siamo riusciti a unire la tradizione ciclistica con il fascino delle nostre località, rendendo la proposta irresistibile».

Svariate edizioni del Giro da presidente del Veneto: c’è una tappa cui è più affezionato?

«Ogni edizione ha regalato emozioni particolari, ma quella delle Tre Cime di Lavaredo nel 2013 (s'impose Vincenzo Nibali sotto la neve, ndr), con quella scenografia naturale che il mondo ci invidia, resta nel cuore. Così come la cronoscalata del Prosecco a Valdobbiadene o l’arrivo a Verona nell’Arena. Ogni volta il Veneto sa offrire qualcosa di unico, queste sono solo tre delle tante tappe che potrei citare».

Chi segue con più piacere fra i ciclisti di oggi? Guardando alla storia del Giro: quali tappe o vincitori si fanno largo nei suoi ricordi?

«Oggi il livello è altissimo, apprezzo corridori completi e determinati come Tadej Pogacar o Filippo Ganna, che rappresentano l’evoluzione moderna del ciclismo. Nella storia rosa, Marco Pantani, simbolo di coraggio e passione, Francesco Moser o Felice Gimondi. Ma nel cuore di molti veneti resta Giovanni Battaglin, vincitore di Giro e Vuelta nello stesso anno, o Dino Zandegù, nelle epiche sfide gomito a gomito con Patrick Sercu. E Marino Basso da Caldogno: velocissimo, potente, intelligente, altro idolo degli appassionati veneti».

Ci sono già progetti per l’edizione 2026? Approderà in Veneto il Giro Next Gen 2025?

«Siamo già al lavoro per il prossimo anno. L’obiettivo è confermare e, se possibile, rafforzare la presenza del Giro nella nostra regione. Stiamo dialogando con gli organizzatori per portare in Veneto anche la corsa rosa Under 23, un vivaio vero per il ciclismo internazionale».

C’è una tappa nei suoi desideri che non è stata ancora proposta?

«Mi piacerebbe una frazione che attraversi il cuore dei Colli Euganei, riconosciuti dall’Unesco Riserva della Biosfera. Sarebbe una vetrina eccezionale per un’area che coniuga natura, storia, sostenibilità».

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