Guarisce dal Covid ma non sa più leggere: «Rischio ictus moltiplicato»

Pubblicato su “Neurological Science” lo studio del professor Priftis dell’Università di Padova sul ruolo della riabilitazione neuropsicologica per pazienti Covid con deficit cognitivi

lo studio

Tre giorni dopo essersi negativizzato al Covid 19 viene colpito da ictus e non riesce più a leggere. Il caso, che ha interessato un paziente trevigiano, è stato studiato dal team di ricerca guidato dal professor Konstantinos Priftis del Dipartimento di Psicologia generale dell’Università di Padova in collaborazione con i neuropsicologi Massimo Prior e Teresa Mercogliano e i medici Leonardo Meneghetti e Matteo Bendini dell’ospedale di Treviso. Lo studio è stato pubblicato su “Neurological Science”.

Si tratta del primo caso al mondo di paziente post Covid affetto da totale incapacità di leggere (alessia) in seguito a ictus. Il paziente ha completamente recuperato il disturbo, grazie al servizio di neuropsicologia che ha permesso di diagnosticare e riabilitare il deficit. L’aspetto rilevante è che nei pazienti Covid il rischio di incorrere in ictus è molto elevato.

Il paziente era stato ricoverato in vari reparti dell’ospedale di Treviso. Per diverse settimane presentava i classici sintomi del virus come i deficit respiratori. Dopo tre giorni dalla negativizzazione, ha accusato la perdita della vista nella parte destra del campo visivo: un esame neuroradiologico ha rilevato la presenza di un ictus ischemico a carico della parte posteriore dell’emisfero cerebrale sinistro. Immediatamente è stato sottoposto a una valutazione neuropsicologica tramite 15 test su tutta la sfera delle funzioni cognitive (percezione, attenzione, memoria, linguaggio orale e scritto, operazioni aritmetiche e calcolo, capacità di disegno e pianificazione), per capire quali fossero state colpite, così da inserire il paziente in un programma di riabilitazione.

«Il paziente è stato seguito per circa tre mesi» spiega Priftis, «l’unico deficit di rilevanza clinica era la totale incapacità nel leggere, mentre conservava la capacità a scrivere, pur incapace poi di leggere quello che aveva scritto. Il paziente dopo il trattamento riabilitativo ha recuperato perfettamente la sua abilità di lettura. La specificità del caso studiato è di particolare importanza» sottolinea il professore, «perché l’ictus si è manifestato tre giorni dopo la negativizzazione. Quindi i disturbi di coagulazione scatenati dal Covid potrebbero essere stati attivi anche dopo la negativizzazione".

"Che il Sars-Cov2 causi ictus non può essere direttamente dimostrato» continua Priftis, «ma ci sono significative evidenze: il rischio dell’ictus nei pazienti con Sars-Cov2 è due volte più alto rispetto al rischio di quelli affetti da Sars-Cov1 o da sepsi e otto volte più alto se comparato al rischio in pazienti affetti da influenza. I sintomi dell’ictus nei pazienti Covid, inoltre, sono molto più gravi e disabilitanti. Ci sono anche evidenze che il Covid può provocare disturbi mentali generalizzati» continua il ricercatore padovano, «come ansia, depressione e agitazione".

"Alcuni studi recenti hanno riportato la presenza di difficoltà di memoria e delle funzioni pianificatrici del comportamento. Con i miei colleghi, a Bergamo prima e adesso a Treviso, siamo stati i primi al mondo a riportare casi di disturbi cognitivi extra-specifici di scrittura e di lettura in paziente post Covid che avevano un profilo cognitivo ampiamente risparmiato per il resto".

"La fortuna di questi pazienti» rileva il Priftis, «è stata quella di essere stati ricoverati in ospedali con forti servizi di neuropsicologia. I deficit neuropsicologici sono stati immediatamente diagnosticati e i pazienti sono stati sottoposti a interventi di riabilitazione che hanno avuto successo. Se fossero capitati in strutture prive di servizi di neuropsicologia molto probabilmente sarebbero rimasti residui disturbi cognitivi permanenti. Per questo» conclude il professore, «ritengo che la valutazione e la riabilitazione neuropsicologica debba essere fornita a tutti i pazienti Covid che presentano difficoltà cognitive». —


 

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