Il Carroccio s'è rotto, è scontro a Vicenza

Il partito verso il congresso provinciale diviso tra giovani, vecchi e potentati locali
Gian Paolo Gobbo segretario veneto della Lega Nord
Gian Paolo Gobbo segretario veneto della Lega Nord
VENEZIA. La Lega entra nella stagione dei congressi provinciali. Il partito del presidente cerca nuovi equilibri nel territorio, mettendo all'incasso il ruolo guida in Regione conquistato da Luca Zaia e il sorpasso inflitto al Pdl di Giancarlo Galan. Sulla carta potrebbe sembrare un'altra tappa della travolgente ascesa. O se preferite una corsa tutta in discesa. Insomma, roba facile.


E' un'illusione ottica, dovuta all'abitudine di considerare la Lega un partito monolitico, cesarista, con un comitato centrale che decide la linea in via Bellerio a Milano (invece che a Roma alle Botteghe Oscure come faceva il Pci) e ogni iscritto veneto pronto a buttarsi dalla finestra se solo a Bossi viene in mente di chiederlo. In effetti così è andata finora, e minaccia di continuare, magari con Renzo Bossi detto «Trota» che darà gli ordini a Galan e forse anche a Tremonti. Sai tu.


Ma nel territorio è un altro paio di maniche. La Lega è frastagliata, divisa in gruppi, percorsa da simpatie, tendenze e perfino culture diverse. Basta affacciarsi alla porta delle segreterie provinciali per avere questa rivelazione. Prendiamo Vicenza, prima in lista per il congresso provinciale, fissato al 30 gennaio: c'è il gruppo del padre-padrone Stefano Stefani, quello dell'irriducibile Manuela Dal Lago, quello dell'equidistante Marino Finozzi, quello dell'eurodeputata Mara Bizzotto che non vuol certo perdere il congresso come ha perso il comune di Bassano, quello del senatore Alberto Filippi di cui tutta Vicenza parla per via di un'operazione immobiliare che ha consentito di trasformare un terreno di 80 mila metri da destinazione industriale in area commerciale.


L'ultimo atto si è consumato in giunta regionale l'altro giorno: Luca Zaia che ha ratificato la variazione d'uso, sberlottando l'assessore Elena Donazzan, Pdl, che si era astenuta per non votare contro. Essendo la Elena domiciliata a Bassano, si presume che la sappia lunga. Ma a favore di Filippi milita un fatto raro: il senatore vicentino aveva scommesso pubblicamente con il suo collega Sergio Berlato, eurodeputato pidiellino, ex An come la Donazzan, che se la giunta regionale avesse concesso la variante urbanistica, avrebbe venduto l'area. E venderà. Ci guadagna lo stesso, ma meno di quanto potrebbe. Non succede sempre. Succede ancora meno che un politico mantenga la parola. Onore al merito. Si aggiunga che Filippi sta trattando per comprare il Vicenza Calcio: si allarga troppo, il ragazzo (55 anni peraltro). Dove pensa di arrivare, lui e quelli come lui? Così i «paroni del partito», come a Vicenza chiamano gli intramontabili Stefano Stefani e Manuela Dal Lago, candidano alla segreteria rispettivamente Carlo Fongaro (sopra i 70 anni) e Rita Busetti, sindaco di Thiene (più anta di Fongaro).


Va da sé che in una provincia dinamica, terza area industriale d'Italia, dovrebbe avere la strada spianata il quarantenne Roberto Grande, un outsider. Ma la segreteria della Lega non è una corsa campestre, anche se per il rinnovamento spingono in tanti. Che non hanno molta voglia di esporsi. Da Roberto Ciambetti a Marino Finozzi, che nella mischia potrebbe lanciare la candidatura di Max Siron, già suo segretario in Consiglio regionale. Da notare che la convocazione di Vicenza non prevede l'elezione dei delegati al congresso regionale, nazionale per i leghisti, che pure resta fissato per l'inizio dell'estate (a meno che non si vada ad elezioni anticipate).

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