Il corteo “No pass” invade Treviso «Trieste chiama, ecco la risposta»

Sfilata pacifica: in cinquemila dalla stazione alle mura, manifestanti arrivati da tutto il Triveneto
Andrea De Polo

TREVISO

È iniziata con gli insulti a Draghi e Speranza, è finita con un’Ave Maria recitata dal palco. In mezzo si è visto di tutto, striscioni, cori da stadio, corna da raduno leghista anni Novanta, bandiere di San Marco. Treviso diventa, per un giorno, capitale di tutti i movimenti “No Green pass” e “No vax” d’Italia, perché nella Marca ieri sono arrivati a migliaia, cinquemila almeno, anche da altre regioni, approfittando dell’assenza di manifestazioni simili altrove, affollando le mura, ingrossando un fiume rumoroso e colorato di persone. E così tanti no, non se li aspettava nessuno. Non la Questura, che aveva blindato il centro con le pattuglie nei punti più critici del corteo. Ma nemmeno gli organizzatori, che cantano vittoria per la partecipazione “monstre” alla protesta trevigiana, si parla di cinquemila persone.

Alle 16, orario di ritrovo alla Sfera di via Roma, sono già in migliaia. Prendono coraggio, intonano i cori di sempre: «Speranza vattene», «Basta paura, abbasso la puntura», «Giù le mani dai bambini» cantano i “No pass” trevigiani, ma poi i bambini li mettono loro in prima fila, ad aprire il corteo, con in mano tanto di cartelli. E per questo fa ancora più impressione il volantino che passa tra le mani degli organizzatori: un foglio A4 destinato alle forze dell’ordine con la scritta “Non sparate! Siamo disarmati, non ubbidite a ordini ingiusti, né fuoco né acqua né bastoni né gas tossici”. «Io, a Trieste, c’ero» racconta una donna in mezzo al corteo, «e mi sono presa gli idranti della polizia». Niente di tutto ciò a Treviso, per fortuna, anche perché il corteo è assolutamente pacifico e, al netto di qualche schermaglia verbale con un paio di passanti, scorre liscio tra battimani, canzoni, inno d’Italia cantato a più riprese, “Trieste chiama, Treviso risponde”, ma Treviso non è Trieste e il fiume sfocerà tranquillo sulle mura, con la prima fila sempre tutta di bambini.

Via Roma, quindi, e poi Corso del Popolo, viale Cadorna, Piazza Vittoria, via San Nicolò. Sabato i commercianti avevano protestato per il sit-in in Piazza dei Signori, stavolta i manifestanti passano accanto (o in mezzo) ai plateatici di viale Cadorna, con tanto di fischietti e tamburi.

E poi via San Nicolò, via Mura di San Teonisto e il punto considerato più critico da forze dell’ordine e istituzioni, l’incrocio con i mercatini di Borgo Cavour all’altezza di Porta Santi Quaranta: bancarelle da una parte, plateatici dall’altra, tantissimi cittadini incuriositi, e pure un po’ seccati. «Vaccinatevi», seguito da un insulto, urla qualcuno, per tutta risposta dal corteo rispondono con il dito medio, ma il fiume continua la sua corsa, e la tensione si spegne sul nascere. C’è un mini palco, prende la parola Elisabetta Uccello, già candidata con Casa Pound alle Europee del 2019, oggi fuori da qualsiasi partito. Dopo di lei mantra yoga, preghiere, ancora canzoni. —



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