Il dramma di Alaa: nove figli uccisi dal raid d’Israele su Gaza. Zaia: «Lo curiamo noi»

Morti nel bombardamento della loro casa a Khan Younis. Solo Adam, 11 anni, è ancora vivo, ricoverato in terapia intensiva con il padre. La madre, pediatra, ha scoperto che la sua intera famiglia era stata spazzata via dalle bombe nello stesso ospedale dove lavora

"Il Veneto è a disposizione per curare Adam, l'ultimo sopravvissuto dei 10 figli della pediatra Alaa al-Najjar di Gaza". Lo ha detto all'ANSA il presidente del Veneto, Luca Zaia, raccogliendo l'appello lanciato dallo zio del

bambino, rimasto gravemente ustionato nell'attacco dell'esercito israeliano a Khan Yunis.

Appello per l’ultimo bimbo di Alaa “Curate in Italia mio nipote ferito”

Parla lo zio dell’unico superstite tra i dieci figli della dottoressa al-Najjar, uccisi dalle bombe dell’esercito israeliano L’ultima violenza che la vita potrebbe fare alla dottoressa Alaa al-Najjar è toglierle anche il decimo, il figlio che le è rimasto. Yahya è morto, Rakan è morto, Raslan è morto, morti Gubran, Eve, Revan, Sadin e Luqman, Sidra è morta. Adam no. Adam è sopravvissuto ma respira a stento, i missili gli hanno bruciato il 60 per cento del corpo. All’ospedale Nasser di Khan Younis è attaccato a macchine che non funzionano, gli danno medicine che non curano. «Adam ha undici anni», grida al telefono Ali al-Najjar, lo zio. «Va portato via subito, in un ospedale vero, fuori dalla Striscia di Gaza. Supplico il governo dell’Italia di fare qualcosa, prendetelo voi, salvatelo voi italiani...».

Un figlio vivo non compensa nove figli uccisi, ma diventa lo scoglio a cui Alaa si aggrapperà per non naufragare, definitivamente, nel dolore. Adam giace su un letto non lontano dalla stanza dove è ricoverato suo padre Hamdi, 40 anni. L’ospedale è lo stesso dove la donna fa la pediatra. «Alaa ama quel lavoro, arriva sempre in anticipo e rimane anche dopo la fine del turno». Adam e Hamdi sono gli unici superstiti del bombardamento dell’aviazione israeliana di domenica scorsa, che ha sterminato la famiglia al-Najjar.

Tuttavia, la strage potrebbe non aver ancora chiuso il suo orribile bilancio.

«Oltre alle ustioni, Adam ha fratture alla testa, la mano sinistra rotta e non può camminare», racconta Ali, ex benzinaio, 50 anni, fratello di Hamdi. «Al Nasser i macchinari moderni per fare le lastre sono stati distrutti dall’esercito israeliano, sono costretti a usare scanner vecchi chenon sono accurati. E Adam ha bisogno di esami al cervello, alla testa, ha bisogno di precisione. Vi rendete conto in quali condizioni ci troviamo? Quelle della terapia intensiva non sembrano neppure stanze di ospedale, manca tutto, gli strumenti di base, mi dicono anche i farmaci per le anestesie».

Il padre di Adam e di nove bambini che non ci sono più non è messo meglio: anche lui deve essere trasferito in una struttura medica adeguata. «Ha già subito quattro operazioni, 70 per cento di pelle ustionata.

Sta morendo lentamente. A chiunque leggerà queste mie parole recito una preghiera unica: aiutateli.

Dov’è l’Europa? Dove sono i Paesi arabi? Dov’è la pietà umana? Non lasciamo sole queste tre povere persone».

Alaa, 35 anni, madre, vittima della tragedia assoluta. Da domenica vive in ospedale, accanto ai corpi ansimanti di chi le è rimasto. Dorme poco, si sveglia per le urla che inconsapevolmente escono dalla sua bocca, spinte fuori dagli incubi.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova