Il funerale di Paolo Rossi a Vicenza, hanno portato la bara i campioni del 1982
Nel Duomo di Santa Maria Annunciata a Vicenza i campioni del mondo del 1982, Tardelli, Cabrini, Altobelli, Collovati, Oriali, Antognoni, hanno trasportato la bara di Pablito, che trascinò l'Italia coi sei gol nell'ultima fase del torneo in Spagna

Marco Tardelli, Giancarlo Antognoni, Antonio Cabrini e Fulvio Collovati, ex compagni di nazionale di Paolo Rossi nella vittoria del Mondale '82, sono tra coloro che portano il feretro di Paolo Rossi nella cattedrale di Vicenza, 12 dicembre 2020. ANSA/NICOLA FOSSELLA
VICENZA. «Pablito, Pablito» e tanti applausi. Così i vicentini hanno salutato il feretro di Paolo
Rossi, quando, finita la cerimonia, il figlio Alessandro e i campioni del mondo, con in testa Antonio Cabrini, hanno portato la bara all’esterno del Duomo Santa Maria Annunciata di Vicenza. Alla cerimonia hanno partecipato, oltre ai familiari, gli amici di sempre, gli ex compagni di squadra, ma anche, tra gli altri, il presidente della Figc, Gabriele Gravina, il segretario Aic Gianni Grazioli e un altro grande ex Vicenza come Pablito, Roberto Baggio.
I ragazzi dell'82. Il feretro di Paolo Rossi è uscito tra gli applausi della gente dal Duomo di Vicenza al termine della messa celebrata da monsignor Pierangelo Ruaro, delegato dal vescovo. Un momento toccante per l’ultimo saluto a "Pablito", uno dei giocatori simbolo del calcio italiano di tutti i tempi. Abbracci tra quei "ragazzi dell'82", quelli che proprio trascinati dai gol di Paolo Rossi vinsero il Mondiale. Abbracci con la moglie Federica, il figlio Alessandro le figlie Sofia Elena e Maria Vittoria.
Nel Duomo di Vicenza i campioni del mondo del 1982, Tardelli, Cabrini, Altobelli, Collovati, Oriali, Antognoni, hanno trasportato la bara di Pablito. Presenti anche Bruno Conti, Paolo Maldini, Roberto Baggio, il presidente Figc Gravina, tra le corone di fiori anche quella dell'Uefa. Tutta la città si è stretta attorno alla famiglia.
La cerimonia. «Paolo ha vissuto la malattia con il garbo e la discrezione di sempre. La sua grandezza è stata di essere un fuoriclasse, ma mai un personaggio. Ora ti allenarai nella Coverciano del cielo». Così il sacerdote nell'omelia durante il funerale di Paolo Rossi.
«Proviamo a raccontare Paolo come cristiano - ha proseguito - In una recente intervista diceva "appartengo ad una generazione per la quale i valori cristiani erano importanti". È stato chierichetto. Ha iniziato a giocare nella squadra messa su del prete della parrocchia. Una settimana in seminario gli è bastata a fargli capire che quella non era la sua strada. Non sono un bigotto e credo fermamente che siamo di passaggio su questa terra, per preparare una vita futura. La sua fede era fatta di quotidianità, di gentilezza, rispetto, semplicità ed umiltà». «Dopo la vittoria del mondiale in Spagna gli chiesero qual'era stato il momento più bello. "La finale della finale" - rispose - "Durante il giro del campo con la coppa in mano mi vengo i crampi - raccontava -. Mi siedo su un cartellone pubblicitario e vedo sugli spalti la gente che si abbraccia. Questo fu il momento più bello, vedere la gioia che avevamo dato agli italiani". Astuto come un serpente in campo, ma in tutta la sua vita semplice come una colomba, così era Paolo" ha concluso.
La maglia azzurra sul feretro. Alessandro, il figlio di Paolo Rossi, ha deposto un cuscino di rose bianche sulla bara di legno chiaro del padre scomparso il 9 dicembre scorso a 64 anni a seguito di una grave malattia. Il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Gabriele Gravina, sul feretro ha depositato la maglia azzurra di "Pablito". In apertura delle esequie sono intervenuti Matteo Martini, il giornalista Fabio Guadagnini e l’amico di sempre Luigi Pelaggi («sei stato l’amico ideale che non potrò mai dimenticare», ha detto).
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MALDINI «È STATO IL IL CALCIO ITALIANO»
«La morte di Paolo mi ha colpito perché non sapevo della sua malattia e quindi è stato un fulmine a ciel sereno. Lui ha rappresentato il calcio italiano, non ha uguali in assoluto». Paolo Maldini ricorda così Paolo
Rossi, prima che cominci la cerimonia funebre al Duomo di Vicenza. «Paolo Rossi era solo lui e io ho avuto la fortuna di giocarci insieme al Milan, lui a fine carriera e io giovanissimo», ha aggiunto Maldini.
PRANDELLI, RICORDO PIÙ BELLO LA SUA GIOIA DI PADRE
«Paolo è stato ed era un amico vero, sincero, leale, una persona straordinaria che come ogni buon toscano sapeva ironizzare su stesso. Ma il mio pensiero adesso va soprattutto alla moglie Federica e alle sue bambine, d'ora in poi saranno sole e allora dico loro che noi amici ci saremo sempre, in ogni momento». Cesare Prandelli ha voluto dedicare un doveroso pensiero a Paolo Rossi prima della consueta conferenza stampa pre-partita. «Ieri a Vicenza con Federica ci siamo abbracciati e scambiati parole che mi tengo dentro - ha continuato il tecnico della Fiorentina - Di Paolo tutti ricorderanno i suoi gol che hanno fatto la storia del calcio, io però voglio ricordare la sua felicità quando è diventato di nuovo padre ad un'età non più giovanissima. Ecco, è questa l'immagine che mi porterò per sempre dentro»
BERGOMI «DEL NOSTRO GRUPPO LUI ERA IL SIMBOLO»
«Di quel gruppo vincente Paolo era un simbolo, non solo per quanto è riuscito a fare in campo ma anche fuori. Le sue più grandi doti sono state l'umanità e la disponibilità verso tutti, ma anche la capacità di sorridere». Così Beppe Bergomi ricordando Paolo Rossi a Vicenza nel giorno dei funerali dell'ex eroe Mundial. «Con lui ho condiviso l'esperienza da commentatori tv nel mondiale 2006 - ha aggiunto Bergomi, la mascotte dei ragazzi dell'82 campioni del mondo - anche qui era un esempio per la moderazione nei commenti».
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