Il grido di dolore dal Tar di Venezia: critiche e insofferenza dalle cariche pubbliche

VENEZIA.Il presidente del Tar del Veneto Maurizio Nicolosi contro i «commenti insofferenti di cariche pubbliche ed addetti ai lavori nei confronti delle sentenze del giudice amministrativo su questioni di rilievo sociale, laddove esse non siano state dell’esito auspicato o comunque condivise».
L’affondo è arrivato ieri nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar a Ca’ Vendramin Calergi a Venezia. Nessuno, ha precisato Nicolosi ormai prossimo alla pensione, vieta di esprimere il proprio dissenso per una sentenza. Dissenso che però deve essere fondato su basi tecnico-giuridiche e non su un giudizio sommario, «con l’accusa, inespressa ma implicita, al giudice, di aver esercitato in modo distorto la propria funzione pronunciando una sentenza politica».
Così facendo si delegittima il giudice. «Il rispetto del ruolo delle istituzioni è emblema del rispetto della legalità», ha chiarito Nicolosi che ha poi richiamato quanto successo, la scorsa estate, quando si attendeva il deposito della sentenza sulla legittimità del referendum di separazione tra Venezia e Mestre.
Sulla stampa c’era chi aveva parlato di «grave ritardo» nel deposito della decisione, paventando già il rischio di spreco di risorse pubbliche qualora la sentenza fosse arrivata dopo il via alla campagna referendaria. «Gratuiti commenti critici», ha detto il presidente, «l’oggettività dei fatti si contrappone a sterili polemiche e illazioni».
Sempre meno ricorsi
Sono stati 1.419 i ricorsi ricevuti nel 2018, la maggior parte in materia di edilizia e urbanistica (364), appalti, servizi pubblici. Lontani i tempi in cui - era il 2011 - quando erano stati 2.258. Un dato che, ha chiarito il presidente del Tar, «non va interpretato come generale miglioramento della qualità e della legittimità dei provvedimenti assunti dalle pubbliche amministrazioni», ma come «l’allontanamento del cittadino dalla giustizia amministrativa».
Un ragionamento, questo, su cui si è soffermato Stefano Bigolaro, presidente dell’Associazione veneta degli avvocati amministrativisti: «La causa sta nei costi del contributo unificato, nelle barriere processuali che rendono sempre più difficile proporre ricorso, nella difficoltà di individuare gli atti da impugnare, nella scarsa fiducia dei cittadini e degli stessi avvocati di conseguire un risultato positivo».
E infatti dei 2.713 provvedimenti pubblicati nel 2018 (tra cui 787 sentenze, 316 sentenze brevi, 616 decreti decisori e 427 ordinanze cautelari), meno del 30% sono stati di accoglimento. Ovvero meno di uno su tre. «Una percentuale preoccupante», ha sottolineato l’avvocato Bigolaro, «I ricorsi presentati sono solo quelli che non possono essere evitati». Quanto agli appelli, ne sono stati presentati 166 per sentenze e 69 per ordinanze cautelari. Il Consiglio di Stato ha ribaltato l’esito in 26 casi per le sentenze e 69 per le ordinanze.
Carenze di organico
Il Tar del Veneto è tra quelli in Italia che hanno più arretrato ultraquinquennale in attesa di decisione: 42%. L’arretrato complessivo ammonta a 6.155 ricorsi. “Colpa”, secondo Nicolosi, dei magistrati che mancano (6 in questo momento su una pianta organica di 16 più il presidente) e alla priorità dovuta ai ricorsi con riti speciali. Quanto al personale amministrativo, la scopertura è del 23% e l’età media è sempre più alta e manca il turnover.
Il nodo della sede
Entro la primavera prossima, ha annunciato il presidente, gli uffici del Tar, oggi a Palazzo Gussoni, verranno trasferiti nella nuova sede nell’ex convento di Santo Stefano a Sant’Angelo. È in corso la progettazione definitiva ed esecutiva dell’intervento. —
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