Il maestro Scimone «affossa» l’Auditorium
La sala interrata? «Una sperimentazione rischiosa, costosa e di incertissimo esito»
PADOVA. L’Auditorium underground di Alberto Cecchetto suona quasi come una bestemmia, stride come la peggiore stonatura, affossa l’arte musicale. Giudizio del maestro Claudio Scimone, giurato nella Commissione che ha esaminato i dieci progetti che fino al 31 agosto sono esposti in Salone. Un verdetto senza appello, assolutamente “stonato” rispetto alla celebrazione del vincitore. Scimone non ha il minimo dubbio: tant’è che ha fatto allegare al verbale una «dichiarazione di voto9 e una lettera. Sono 27 righe, con un asterisco “didattico” (dedicato al sotto-sopra simbolico delle mitologie e delle religioni: «la sede sotterranea agli Inferi, i luoghi della beatitudine nelle sedi più luminose»). Una dichiarazione di voto esplicitamente pretesa a verbale. Ma, soprattutto, è la peggiore bacchettata all’Auditorium firmato Cecchetto, che arriva dal maestro per antonomasia della musica classica padovana.
Claudio Scimone firma una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti del «progetto 10» giudicato «estremamente negativo per gli operatori musicali (strumentisti, cantanti, direttori, coreografi, ballerini, personale tecnico) e per molti dei potenziali fruitori». Nocivo. L’Auditorium interrato scandalizza il direttore dei Solisti Veneti: «Crea per chi vi svolge la propria attività una situazione fortemente nociva non solo sul piano psicologico, ma anche igienico, artistico e operativo». Secondo Scimone, anche sul pubblico la sala sotterranea esercita un influsso negativo. «Non per niente esempi di Auditori siffatti, se pure esistono, sono rarissimi anche nei Paesi più ricchi di costruzioni sperimentali». Di qui, la presa di posizione che resterà agli atti nel verbale della giuria: «Non pare sensato che una sperimentazione così rischiosa, costosa e di incertissimo esito venga tentata proprio a Padova, che attende un Auditorium da circa mezzo secolo (per non dire da sempre), che non possiede realtà alternative e a cui quindi non sono concentiti errori radicali».
Comune. Non basta, perché segue una critica indiretta all’Amministrazione comunale: «Ritengo peraltro ancor più grave che si faccia scomparire tale struttura (cioè l’arte dei suoni) sotto il suolo eliminando perfino l’immagine di un Auditorium». Scimone orchestra una domanda precisa: «Come fare un polo di attrazione per la città di una struttura che nella sua parte essenziale rimarrebbe invisibile all’esterno?». Bocciata anche la sala piccola: «Ridotta a propaggine visibile, è totalmente avulsa dal contesto anche dal punto di vista pratico e funzionale». Anomalia. Il maestro le ha davvero tentate tutte, pur di bloccare il progetto firmato da Cecchetto. Il 27 giugno Scimone scrive via e mail a Goncalo Byrne, presidente della giuria, e all’ingegner Umberto Rovini, responsabile del procedimento in Comune. In buona sostanza, Scimone segnala il dubbio sulla «riconoscibilità» del progetto vincente attraverso i curricula dei maggiori esperti in acustica. «Ho avuto modo di consultare gli appunti presi nel corso delle prime riunioni della Commissione giudicatrice, riguardanti le schede presentate dai vari concorrenti.
Risulta che Rob Harris, esperto dell’architetto Cecchetto, è direttore dell’impresa Arup Acoustics. La collaborazione di tale impresa viene citata proprio col nome nella relazione accompagnatoria del progetto contrassegnato dalla sigla “Gi8otto”. Sembra quindi che ci troviamo di fronte ad un evidente caso di violazione dell’obbligo dell’anonimato richiesto a pena di esclusione dai principi generali dei pubblici concorsi esplicitamente richiamati da diversi articoli del disciplinare del concorso di progettazione dell’Auditorium». Ai dubbi di Scimone, la giuria aveva replicato con un voto (9 su 10 membri) riassunto nel verbale conclusivo: «Esiste una coincidenza parziale del nome Arup nella relazione che accompagna il progetto del gruppo Cecchetto in cui è citato il nome Arup Acoustics. La giuria ritiene, tuttavia, che tale coincidenza essendo per l’appunto soltanto parziale non sia sufficiente a poter considerare violato il principio dell’anonimato». A questo punto, il dibattito sull’Auditorium è riaperto. Con lo spartito del maestro Claudio Scimone.
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