Il memoriale? Praticamente un boomerang

I magistrati hanno scoperto dalla memoria difensiva nuovi elementi di accusa per gli indagati

VENEZIA. Il memoriale depositato da Giancarlo Galan a propria difesa si è rivelato un boomerang: «Non solo non sono sopravvenuti elementi di segno favorevole all'accusato, ma le chiamate di correo avanzate dal Galan sembrano essersi ritorte contro di lui», scrivono i giudici del Riesame, «tanto da aver costituito l'elemento scatenante di nuove ed analoghe accuse nei confronti suoi e del Chisso, quanto meno dagli imprenditori Mevorach ed Alessandri».

I finanziamenti illeciti. Galan si è “autodenunciato” per finanziamenti illeciti alla propria campagna elettorale da parte di 10 imprenditori (che peraltro hanno tutti negato fatti comunque prescritti) nel 2005. In particolare - citano i giudici - l’imprenditore veneziano Andrea Mevorach non solo «smentisce totalmente la consegna di 300 mila euro di cui parla Galan nel memoriale», ma «inoltre, ricorda che il Galan, più volte, gli aveva chiesto la corresponsione di somme di denaro finché, nel loro ultimo incontro avvenuto in Croazia all’inizio dell’estate del 2006 o 2007, ebbero, al riguardo, un’accesa discussione che pose fine al loro rapporto di cordialità». In un’occasione Galan gli disse: «Non fare il furbo, sai bene di cosa parlo, la politica va aiutata». Pierluigi Alessandri riferisce poi che «la propria azienda Sacaim era stata estromessa, di fatto, dai più importanti lavori in Veneto, non avendo un referente politico in Regione (...) Galan gli rispose che avrebbe dovuto essere “disponibile” a far parte delle cerchia di imprenditori a lui “vicini”, intendendo disponibili ad elargire somme di denaro e favori di altro genere». Alessandri ha detto di avergli versato 115 mila euro.

La villa. Nel corso dell’udienza, i pm hanno depositato i verbali dell’ex proprietario di villa Rodella, Salvatore Romano e della moglie Maria Nunzia Piccolo che hanno ammesso che i 700 mila euro dichiarati da Galan per il pagamento della villa erano quelli in “chiaro” a rogito, salvo poi arrivarne altri 1,100 in nero, portati dalla moglie Sandra Persegato: «Il Galan non è veritiero nel momento in cui afferma che la villa venne acquistata per una somma inferiore al milione di euro (pag. 18 del suo memoriale)», scrivono i giudici, «e rende certa l’esistenza di una (sua) provvista ‘in nero’ di denaro liquido per oltre 1 milione e 100 mila, nel 2005», «un importante riscontro di natura oggettiva a suo carico (...) ossia fra tale pagamento e l’entità delle somme che l’accusa gli contesta di aver percepito annualmente».

Le azioni. Galan ha detto che il suo più grande errore è stato di aver pensato di fare l’imprenditore entrando in Adria Investimenti, interessata a project financing regionali: «È documentalmente provato in atti e non smentito dalla difesa», obietta il Riesame, che a pagare il 7% delle azioni dell’Adria per 237 mila euro - «formalmente acquistate dalla società Pvp, riconducibile al commercialista Venuti, ma realtà riconducibile all'indagato Galan» - fu «la Mantovani con liquidità proprie. Non vi era ragione alcuna che giustificasse una tale “donazione”». Azioni poi convertite nel 70% di Nordest media, del valore valutato da Claudia Minutillo in 9 milioni di euro.(r.d.r)

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