Il “prete a luci rosse” sarà sospeso a divinis

La scelta del vescovo: «Il Papa mi ha chiamato e incoraggiato»
Di Cristiano Cadoni ;

PADOVA. Cerchi su Google “parroco di Padova” e i primi risultati sono: “Donne, orge e filmini hard: i preti a luci rosse di Padova”; “Padova a luci rosse, un altro prete: Ho fatto sesso anch’io”. Cerchi Claudio Cipolla e per la biografia del vescovo bisogna scendere parecchio in basso. Arriva dopo le “orge in canonica” e il “sesso in parrocchia”. In questo scenario che lui definirà di «vergogna mondiale», don Claudio - fino a poco più di un anno fa parroco di Sant’Antonio di Porto Mantovano - affronta a viso aperto un muro di quattordici telecamere e un numero non quantificabile di tablet e smartphone accesi, milioni di occhi puntati in diretta sullo scandalo, altri che guarderanno nelle trasmissioni del pomeriggio, fra cronaca e trash. Durerà poco meno di diciotto minuti la sua «dichiarazione sulla vicenda don Andrea Contin» e conterrà tutte le risposte che la stampa locale e nazionale vuole ottenere - anche perché al termine non sono consentite domande - a conferma del fatto che la diocesi tutta, con i vicari in testa e con l’ufficio comunicazione, ha pesato ogni parola del testo, preparando una controffensiva efficace.

Dunque don Andrea, l’ex parroco di San Lazzaro, è sospeso dal suo ministero e sarà ridotto allo stato laicale. E questa è la notizia più importante, anche perché «proprio in questi giorni ha ammesso i suoi comportamenti immorali» davanti al vescovo, al vicario generale e al tribunale ecclesiastico. I suoi comportamenti sono definiti «inaccettabili per un prete, per un cristiano e anche per un uomo» e la chiesa può tollerare «fragilità e debolezze, ma non una doppia vita». La diocesi - spiegherà a fine conferenza il vicario giudiziale don Tiziano Vanzetto - si aspetta che sia lui, però, a chiedere di rinunciare al ministero, anche perché questa domanda accelererebbe le procedure, altrimenti molto lunghe, di dismissione dallo stato clericale. L’altro parroco peccatore, don Roberto Cavazzana, è in posizione meno grave: ha sbagliato, ma per lui serviranno approfondimenti d’indagine. E, dice don Claudio, «bisogna capire come accompagnarlo a fare verità con se stesso». Altri preti coinvolti, nessuno: «A noi non risultano». Il vescovo, poi - casomai qualcuno dubitasse - fa capire di non sentirsi in discussione, nonostante la lunga burrasca, condita proprio ieri mattina dal sale della cresima di Riina jr (di cui riferiamo in altre pagine). Anzi, papa Francesco ha telefonato personalmente a Cipolla sabato per incoraggiarlo a «essere forte nel portare questo impegnativo e doloroso momento della vita della chiesa padovana». E il vescovo lo racconta proprio all’inizio del suo intervento, prendendo spunto da questo passaggio per ribadire che la chiesa padovana da un lato non vuole sottrarsi alla necessità di fare trasparenza, e dall’altra si sente consapevole di fare del bene più di quanto non appaia chiaro in queste settimane. Cipolla racconta in breve delle missioni che ha appena visitato e punge i giornalisti, sottolineando che «di questo si potrà parlare con chi fosse davvero interessato a queste capacità di bene che ci sono ancora nella chiesa, grazie al servizio silenzioso e prezioso di molte persone». Sarà questo, però, l’unico passaggio polemico nei confronti dei media, anche se dal “governo” della chiesa padovana arrivano segnali forti di delusione per i toni usati e per le «conclusioni affrettate» a cui qualcuno è arrivato senza attendere la fine delle inchieste.

Ci sono poi tanti punti interrogativi sui tempi di “risposta” della chiesa allo scandalo. E qui Cipolla va forse un po’ veloce. Dice che le prime segnalazioni erano anonime («Chi le portava aveva disagio a dichiararsi») e che solo a fine maggio la prima e a metà dicembre la seconda si sono «concretizzate con un atto scritto». Da qui è partita l’indagine. La diocesi - racconta il vescovo - ha consigliato alle persone «che si ritenevano vittime di reati» di rivolgersi alla magistratura. Ora l’inchiesta della magistratura, di fronte alla quale la chiesa arretra, per concentrarsi invece sul potenziamento dei suoi anticorpi, tra i quali una commissione per l’ascolto.

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