Il veneto Franco guardiano dei conti Partito da Trichiana è l’argine al M5S

Ha 65 anni, si è formato in Bankitalia, è un pupillo di Draghi Dal 2013 è Ragioniere dello Stato: ora è nel mirino di Di Maio
31/10/2017 Roma, 93 Giornata Mondiale del Risparmio, nella foto Daniele Franco
31/10/2017 Roma, 93 Giornata Mondiale del Risparmio, nella foto Daniele Franco

padova

Ne ha passate di tempeste il Ragioniere generale dello Stato, con il debito pubblico che sale di mese in mese e a luglio ha toccato 2.341,7 miliardi di euro. Una montagna che solo Daniele Franco, bellunese di Trichiana, sa scalare, con la tenacia del “grand commis” che usa le parole con assoluta parsimonia e non ama i riflettori. Mai. Abituato al rigore dei numeri e della loro cruda imparzialità, il Ragioniere generale dello Stato è finito nel mirino del M5S che ha minacciato di “licenziare” i tecnici del Tesoro. Daniele Franco è il “guardiano” dell’articolo 81 della Costituzione, che gli affida il compito di “bollinare” le leggi con la verifica delle coperture di spesa e, più che ai ministri, risponde direttamente al Presidente della Repubblica.

Ma la querelle infuria e coinvolge pure la poltrona di Roberto Garofali, magistrato, che l’ex ministro Padoan ha voluto in via XX Settembre, e quella di Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro, artefice dei salvataggi delle banche contro cui si sono scagliati M5S, Lega e FI nella Commissione d’inchiesta della scorsa legislatura.

Franco, Garofani e Rivera sono stati confermati nei loro incarichi dal ministro Giovanni Tria nel maggio scorso ma la bufera scatenata da Rocco Casalino, portavoce del premier Giuseppe Conte, ha lasciato il segno perché il conflitto istituzionale tra politica e manager dello Stato mai era deflagrato con toni così virulenti, a pochi giorni dalla presentazione della legge di Bilancio.

Certo, ci furono problemi anche con il bonus di 80 euro introdotto da Matteo Renzi nel 2014, al punto che all’ex premier balenò l’idea di trasferire la Ragioneria dal Mef a Palazzo Chigi, sotto il suo diretto controllo. Ipotesi superata appena si decise di mettere i soldi in busta paga, invece che in contributi previdenziali.

Daniele Franco, 65 anni, arriva in via XX Settembre nel 2013 e il suo mandato scade nel 2019. Succede a Raffaele Canzio, il “Signor No” che va in pensione dopo aver raccolto l’eredità di Vittorio Grilli, nominato ministro dell’Economia nel governo Monti. Mai un’intervista a un giornale, qualche comparsa a convegni dell’Inps sulla spesa pubblica e poi corsi specialistici alle università di Bergamo, Trieste, alla Cattolica di Milano e alla Scuola superiore della pubblica amministrazione.

La biografia racconta l’ascesa di un bellunese di Trichiana che diventa “top manager dell’establishment”. La mamma è un’insegnante e il padre un dirigente dell’Ufficio tecnico erariale. Si iscrive al liceo Galilei a Belluno, come compagno di studi c’è anche Gianclaudio Bressa, che frequenta il classico Tiziano nello stesso edificio. I due amici non si perdono di vista, ma prendono strade diverse: Bressa diventa sindaco di Belluno e poi scala le vette del Parlamento fino a alla carica di sottosegretario alle Regioni e apre la strada del nuovo federalismo con l’autonomia differenziata.

Un passo indietro, al 1972, quando Daniele Franco si iscrive a Scienze Politiche a Padova e dopo la laurea ottiene il Master Cuoa in organizzazione Aziendale nel 1978-79. E’ la svolta. L’anno dopo fa il bis con il Master of Science in economia all'Università di York, vince il concorso ed entra nel servizio studi della Banca d’Italia, dove resta fino al 1994 per diventare consigliere economico della direzione generale della Commissione Europea. Nel 2007 torna a Palazzo Koch fino al 2013 quando è nominato Ragioniere generale dello Stato da Fabrizio Saccomanni, all’epoca ministro dell’Economia e delle Finanze, ex direttore generale di Bankitalia.

Daniele Franco è considerato uno dei pupilli di Mario Draghi e interpreta il lavoro come un dovere assoluto e incarna uno dei tratti del carattere veneto. Arriva presto alla mattina ed è uno degli ultimi ad andarsene dagli uffici di via XX Settembre, perché chi ha responsabilità deve essere di esempio e garantire agli italiani che i conti siano in ordine. Sempre. Unica regola: rigore e sobrietà. Gli amici dicono che si comporta come uno di quegli imprenditori veneti che lavora sodo e fa dormire sonni tranquilli ai propri dipendenti. Compito del Ragioniere generale dello Stato è quello di tutelare la tranquillità degli italiani, che vanno messi al riparo dal ballo dello spread.

Lo scontro che oppone Di Maio a Daniele Franco, riassume, sia sul piano culturale che su quello economico, la divisione fra due aree del Paese: Trichiana contro Pomigliano: l’Italia che produce contro quella della spesa pubblica. E in una stagione di autonomia differenziata questa potrebbe diventare nuova benzina rivendicativa. Franco dovrà mettere il “bollino” anche alle 23 materie che il ministro Erika Stefani intende concedere al Veneto. E il rigore sarà lo stesso. Senza coperture, nessun regalo al Nord. —



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