Palude Venezia, Boraso patteggia 4 anni e 8 mesi

Seconda udienza dell’inchiesta Palude Venezia: Boraso e altri imputati presentano i patteggiamenti. La Gup deciderà sulla congruità delle sanzioni il 22 gennaio 2026

Roberta De Rossi
L'ex assessore Renato Boraso
L'ex assessore Renato Boraso

Seconda udienza per gli imputati dell’inchiesta Palude. Un’udienza nella quale gli avvocati delle difese e i pubblici ministeri Terzo e Baccaglini hanno presentato alla giudice Claudia Ardita gli accordi di patteggiamento raggiunti da alcuni degli imputati e imprese dell’inchiesta, ad iniziare dall’ex assessore Renato Boraso, che ha già patteggiato una pena di 3 anni e 10 mesi di reclusione e 400 euro di multa per 12 accuse di corruzione.

L’avvocato Umberto Pauro ha raggiunto ora una intesa con la Procura che porta la pena complessiva a 4 anni e 8 mesi : 10 mesi in più rispetto al primo patteggiamento. Più un risarcimento in denaro di 37 mila euro.
La Gup Ardita scioglierà la sua riserva nell’udienza del 22 gennaio.

Affare Poerio Papadopoli

Oltre ad una serie di turbative d’asta rimaste fuori dal precedente accordo, Boraso vuole patteggiare soprattutto per l’accusa di concorso in corruzione per “l’affare Poerio”: l’unica corruzione negata ripetutamente dall’ex assessore.

La Procura accusa, infatti, l’ex assessore al Patrimonio di aver incassato una tangente da 73 mila euro in due tranche - mimetizzata da false fatture intestate alla sua Stella Consulting Srl, per relazioni immobiliari fantasma - per agevolare la vendita a prezzo scontato di palazzo Poerio Papadopoli a Mr Ching, operandosi presso l’Ufficio stime del Comune, per far scendere da 14 a 10,8 milioni il prezzo dell’ex comando della Polizia locale.

Operazione organizzata - secondo la Procura - per far conoscere Mr. Ching alla città e allettarlo all’acquisto per 150 milioni dell’area inquinata dei Pili, di proprietà di una società della galassia del sindaco (ora in blind trust). A pagare Boraso sarebbe stata una società riconducibile a Claudio Vanin, l’imprenditore di riferimento di Ching in Italia, ma che dopo il fallimento dell’operazione Pili ha dato il via alle indagini, con un maxi-esposto. Una ricostruzione negata con forza dagli altri indagati.

La tangente da 163 mila euro

A presentare richiesta di patteggiamento anche Carlotta Gilson (difesa dall’avvocato Marco Petternella, pena al di sotto dei 2 anni
Po), accusata di aver usufruito dei favori dell’allora assessore Boraso per avere informazioni di favore ed entrare così nei mega appalti per gli impianti nelle pubbliche amministrazioni e di aver ricambiato pagandolo (insieme al padre Francesco, recentemente scomparso) 163 mila euro su un totale di 224 mila euro concordati, sempre sotto forma di false fatture per consulenze mai eseguite dalla Stella Consulting di Boraso. Per questo anche la società di famiglia, la Mafra Impianti, è stata chiamata a giudizio dalla Procura come responsabile delle azioni dei propri vertici.

Gli altri indagati

Gli altri imputati che hanno già raggiunto un’intesa con la Procura e che hanno formalizzato la loro richiesta alla gup Ardita (l’ultima cui spetterà la parola sullla congruità o meno della pena) sono accusati insieme all’ex assessore Boraso di aver «con promesse, collusioni e altri mezzi fraudolenti turbato la gara pubblicata il 27 giugno 2023 dal settore Boschi e Grandi parchi».

Secondo il capo di imputazione Gianmarco Licori (funzionario del servizio Boschi e Parchi del Comune, difeso dall’avvocato Bruno Alderuccio, 1 anno di patteggiamento) «riceveva dall’assessore alla Mobilità Boraso -gestore di fatto della Esa 2000 agricola, della quale era socio - l’indicazione di invitare alla procedura di affidamento le tre ditte Esa2000 agricola, Benetazzo Spazioverde di Massimo Benetazzo, (avvocati Mozzato-Schiavariello, 6 mesi l’accordo di patteggiamento per lui, ndr) e Da Lio Garden di Da Lio Jacopo (avvocato Daniele Marchiori, 6 mesi l’intesa tra accusa e difesa ndr)».

Bando assegnato per 32 mila euro. Per le decisioni di merito, la giudice ha rinviato all’udienza del 22 dicembre.

Parti civili

All’udienza si sono costituiti anche il Comune di Venezia, la città metropolitana , Actv e Avm, l’associazione Amici Del parco (per quest’ultima la giudice si è riservata di decidere). In caso di patteggiamenti non è prevista la costituzione di parte civile: le parti riconosciute dal giudice potranno essere risarcito delle spese legali e in sede civile per eventuali danni.

Accordo di patteggiamento raggiunto anche per Nevio Benetazzo, per il tentativo di realizzare un grande parcheggio a Tessera, Park 4.0: 2 anni e 8 mesi l’accordo per lui.

Per tutti udienza rinviata al 22 gennaio

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