Inquinamento da Pfas, valori allarmanti nel sangue

PADOVA. Caso Pfas: per nove delle dodici sostanze analizzate, le concentrazioni nel sangue dei residenti nei comuni dell’Alto vicentino convolti dall’inquinamento risultano «fino a sei volte superiori» alla media. La notizia anticipata dal nostro giornale trova conferma dal report diffuso mercoledì 20 aprile a Palazzo Balbi, con i esiti dello studio di biomonitoraggio che la Regione ha realizzato con l’Istituto Superiore di Sanità, relativamente alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche delle falde acquifere provocata dagli scarichi dell’azienda Miteni di Trissino.
In particolare, sono state monitorate le percentuali di acido perfluoro ottanoico (Pfoa) e di acido perfluoro ottansolfoico (Pfos), capaci di resistere nell'organismo anche quattro anni e i controlli - estesi in via precauzionale anche agli abitanti di Carmignano di Brenta, Fontaniva, Loreggia, Resana, Treviso, Mozzecane, Dueville - hanno interessato oltre 500 soggetti coinvolgendo anche gli operatori delle aziende zootecniche.
Speciale attenzione alle concentrazioni di acido perfluoro ottanoico (Pfoa) e di acido perfluoro ottansolfoico (Pfos), capaci di resistere nell'organismo umano anche quattro anni. Sebbene l’indagine sia stata ostacolata dall’assenza pressoché totale di studi di settore - e dalla scarsità di una letteratura scientifica sull’argomento capace di fornire riferimenti - fin dal luglio 2013, Regione e Arpav hanno provveduto ad installare negli acquedotti coinvolti dei costosi, ma efficaci, filtri al carbonio, ideali per abbattere il livello di inquinanti nelle falde; parallelamente sono anche stati modificati i termini delle autorizzazioni per l'azienda di Trissino, che in assenza di limiti europei sugli scarichi è stata costretta ad adeguarsi agli standard per le acque potabili.
Se le concrete influenze dei Pfas sulla salute umana restano ancora da verificare (le sostanze, per quanto nocive, risultano classificate solo come “potenzialmente cancerogene” allorché siano assunte in quantità davvero abnormi), lo studio ha senza dubbio confermato la presenza massiccia degli acidi nel sangue dei cittadini delle aree esposte: i livelli di Pfoa risultano fino a sei volte maggiori rispetto a ai gruppi di controllo e anche per il Pfos si possono notare concentrazioni raddoppiate.
I filtri e i nuovi controlli, comunque, hanno regolarizzato la situazione, ma la partita non si chiude qui: nei prossimi due anni le analisi dovranno continuare per monitorare i soggetti già analizzati, grazie anche all'esenzione dal ticket per i residenti che volessero provvedere agli esami, mentre la Giunta di Luca Zaia a breve mesi deciderà se costituirsi parte civile nei confronti della Miteni Spa visto che, eccettuati i due milioni di euro erogati dall’amministrazione del Balbi, tutte le spese di adeguamento e messa in sicurezza sono state sostenute dai cittadini: «Ho già ventilato l'ipotesi all’Avvocatura regionale», fa sapere l’assessore alla sanità Luca Coletto. Critica l’opposizione: «Non è sufficiente installare i filtri negli acquedotti. Occorre modificare le fonti e tutti i cittadini che usano pozzi privati siano collegati al sistema acquedottistico sicuro», affermano in una nota congiunta i consiglieri di Pd, M5S e Lista Tosi.
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