Indagato per omicidio l’investitore del bimbo ucraino morto dopo essere stato travolto in bici
I medici hanno atteso l’arrivo del fratello dalla Bulgaria per staccare i macchinari che tenevano in vita il piccolo Vlady, sei anni appena, investito a Santa Maria di Sala mentre era con la mamma. Era scappato dalla guerra in Ucraina

Le macchine sono rimaste accese fino alle 16 di ieri, il tempo necessario perché il fratello maggiore di Vladyslav Malamen arrivasse dalla Bulgaria per un ultimo, intimo saluto. Ma le speranze per “Vlady”, il bambino di 6 anni arrivato con la famiglia dalla martoriata città di Odessa e rimasto vittima di un incidente stradale a Santa Maria di Sala nel pomeriggio di mercoledì, erano sempre rimaste appese a un lumicino. Si è chiusa così la sua storia, nel modo più tragico immaginabile: scappato dalla guerra, ha trovato la morte in una strada veneta.
Sono risultati inutili gli sforzi dei medici del reparto di Pediatria dell’Azienda ospedaliera di Padova, troppo gravi i traumi alla testa: già nel pomeriggio di giovedì era stata dichiarata la morte cerebrale. Per permettere a tutti i familiari di arrivare in ospedale per un ultimo saluto, era stata autorizzata una deroga allo stop delle macchine.
L’ultimo saluto dei familiari
Il padre, che lavora in Germania, era arrivato all’alba di giovedì 21 agosto.
L’ultimo a raggiungere la famiglia è stato il fratello più grande di Vlady, che è giunto dalla Bulgaria alla fine di un difficile viaggio attraverso i Balcani. Dopo aver preso diversi pullman, corriere e mezzi di fortuna, è riuscito ad arrivare appena in tempo, venerdì 22 agosto pomeriggio, per ricongiungersi con il fratellino. Poi, i macchinari che in questi giorni hanno tenuto in vita il bambino, sono stati definitivamente staccati.
La morte è arrivata nel pomeriggio. Per volontà dei familiari, come ultimo gesto di solidarietà, gli organi di Vlady sono stati donati, e aiuteranno altri bambini a condurre una vita normale. Lo strazio, in Pediatria, era palpabile. Nel reparto di Terapia intensiva era stata allestita dal personale sanitario una stanza per permettere a tutti i familiari di entrare, e restare così vicini al piccino fino alla fine.
Il dramma nel dramma
È una storia drammatica, che ha commosso anche il resto del reparto. «Sono rimasta scioccata, è orribile pensare di perdere un figlio così», ha detto straziata una madre dopo che la notizia della morte di Vlady si è diffusa in ospedale, e il cui figlio è in Pediatria per degli accertamenti. «Ho chiamato mio marito in lacrime», ha aggiunto, «non volevo crederci».
Insieme ai familiari del bambino, era presente un mediatore culturale che li ha aiutati in quei difficili momenti, in primo luogo con i dialoghi coi medici, che hanno dovuto spiegare la drammatica situazione.
E ancora i volontari della cooperativa “Il Levante” che stava assistendo Vlady, il fratello di 12 anni Viecheslav e la mamma Antonina, di 34 anni. Il nucleo di profughi è ospite nell’ex canonica di Murelle di Camposampiero, insieme ad altre cinque persone. «Erano arrivati dall’Ucraina poco più di venti giorni fa», ha ricordato Roberto Tuninetti, presidente della coop. Lo stesso parroco, don Mirco Zoccarato, non aveva fatto in tempo a conoscerli perché era partito per i centri estivi. «Erano provati dalla guerra», ha detto, «la comunità è vicina alla famiglia».
L’incidente
L’incidente è avvenuto alle 16.30 di mercoledì 19 agosto. Un giorno in cui mamma e bambino erano usciti di casa per fare un giro in bici: la mamma davanti, lui pochi passi più indietro. Arrivati in via Noalese, a Santa Maria di Sala, hanno attraversato sulle strisce pedonali all’altezza del bar “Quarto pianeta”.
Un’auto, notando i due che attraversavano, si è fermata. Una seconda, che arrivava subito dopo, ha invece tentato il sorpasso. Proprio quando i due, in sella, erano quasi arrivati dall’altra parte della strada. La madre, colpita di striscio, è rimasta illesa. Preso in pieno, invece, il bambino di 6 anni in sella alla biciclettina. Vlady è stato sbalzato di diversi metri, prima di cadere in un fosso.
L’intervento del Suem è stato tempestivo. Il bambino, una volta stabilizzato, è stato trasportato a Padova in condizioni disperate. È indagato con l’accusa di omicidio stradale il conducente della Fiat Panda che ha investito Vlady. È un 25enne del Veneziano, accompagnato dopo l’incidente in ospedale a Mira per gli accertamenti tossicologici. Dalle testimonianze e dai primi rilievi, sembra che abbia omesso di dare la precedenza. Coordina l’inchiesta il pm Stefano Strino, che potrebbe chiedere ulteriori perizie tecniche per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. Sequestrate le telecamere della zona.
Lo scorso ottobre, la vita di un’altra giovane profuga ucraina era stata spezzata, quando Olesya Kypriyanchuk era stata investita da un treno a soli 12 anni: aveva tentato di attraversare il passaggio a livello di via Friburgo, a Padova, con la sbarra calata. —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova