«La sua famiglia interamente coinvolta nei fatti»

VENEZIA. Giancarlo Galan non può andare agli arresti domiciliari - non solo nella sua casa di Cinto Euganeo, «allo stato, considerato provento di reato, anche a seguito del diretto coinvolgimento della moglie (Sandra Persegato, ndr) nei pagamenti di somme che si ha motivo di ritenere di provenienza illecita» - ma neppure a casa della madre o del fratello, a Padova e Treviso come prospettato dai difensori Ghedini e Franchini. Dagli atti - rilevano, infatti, i giudici del Riesame - «ne deriva che non solo Galan, ma il suo intero gruppo familiare sia in qualche modo coinvolto in situazioni di scarsa trasparenza con il Mazzacurati i cui interessi imprenditoriali erano certamente del tutto estranei al campo medico». Il riferimento - annota il Tribunale - è a una conversazione del 31 gennaio 2011 tra l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova e Alessandro Galan, primario oculista dell’ospedale Sant’Antonio di Padova e fratello di Giancarlo. Conversazione nella quale «quest’ultimo, sollecita il versamento della somma di 20 mila euro da parte del Mazzacurati per un convegno, precisando che questo contributo è del doppio rispetto a quello dell’anno prima». Nulla di illegale: ma che c’entra l’oculistica con la salvaguardia, finanziata con 5 miliardi pubblici? Non reati, ma commistioni. Niente arresti domiciliari per Giancarlo Galan anche perché i fatti che gli sono contestati «sono gravissimi, reiterati e perdurati nel tempo, le esigenze cautelari di eccezionale gravità e quindi tali da imporre l'applicazione di una misura che costituisca una effettiva, netta, reale e definitiva cesura dall'ambiente in cui sono maturati i fatti», conclude il Tribunale, «esigenza che gli arresti domiciliari non sono in grado di garantire, preso atto della vasta ragnatela di interessi complicità e colpevoli connivenze che hanno accompagnato il Galan nell’intera vicenda». (r.d.r.)
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