Lande: «Con la camorra non c’entriamo nulla»

PADOVA. La società Lande Spa, il cui ex amministratore Marco Cascella figura tra i nove arrestati nell’ambito di un’inchiesta della Distrettuale antimafia di Napoli, respinge le accuse di vicinanza con i casalesi. «Nell’ordinanza del gip di Napoli non esiste affatto una tale affermazione», scrive Luca Ruggiero, avvocato dell’azienda che in Veneto ha avuto lavori per il Passante verde e le boniche a Marghera, «come non esiste ne è mai esistito alcun rapporto tra la società Lande e la camorra, circostanza certificata dalle verifiche di cui alla normativa antimafia, cui la stessa è costantemente sottoposta; ne la medesima è mai stata direttamente coinvolta in alcuna indagine. Nell’inchiesta della Dda di Napoli, e nel correlato provvedimento adottato dal gip di Napoli, che ha riguardato l’ex amministratore unico della Lande (cessato dalla carica nel luglio 2015) viene escluso, diversamente dagli altri soggetti coinvolti, qualsivoglia rapporto dello stesso con ambienti della criminalità organizzata, non essendogli stata contestata l’aggravante. L’odierna vicenda giudiziaria esclude incontrovertibilmente qualsivoglia sospetto di contiguità della Lande Spa con ambiti della criminalità organizzata, ciò in forza della non contestazione della richiamata aggravante. Infatti i magistrati della Procura della Repubblica di Napoli, già nella formulazione dei capi d’accusa, hanno avuto cura di operare un netto distinguo tra gli indagati, precisando che soltanto alcuni avrebbero agito “per favorire il clan dei casalesi”. Tra tali indagati non compare alcuna persona in qualsiasi maniera riconducibile alla società Lande Spa».
L’inchiesta della Dda di Napoli, la scorsa settimana, haportato all’arresto di nove persone, tra cui l'imprenditore della ristorazione Alessandro Zagaria, ritenuto dagli inquirenti l’anello di congiunzione tra la politica e il clan guidato dal boss, solo omonimo, Michele Zagaria. La Dda ipotizza il pagamento di tangenti per complessivi 70.000 euro per favorire alcune aziende nelle procedure di gara. Secondo gli inquirenti a corrompere sarebbero stati l’ingegner Guglielmo La Regina e Marco Cascella, ex amministratore della Lande srl, che si è poi aggiudicata l’appalto da due milioni. Nell’ordinanza del gip di Napoli Cascella, che ha respinto tutte le accuse nell’interrogatorio, è definito come «il finanziatore della provvista corruttiva» e a suo carico ci sono «le intercettazioni ambientali che ne dimostrano il diretto coinvolgimento nella vicenda corruttiva». Nel luglio 2015 Cascella era stato allontanato dalla Lande, che nel frattempo aveva cambiato ragione sociale, da srl a spa. L’imprenditore era appena stato indagato in un’altra inchiesta per le ipotesi di reato di corruzione e turbativa d’asta.
L’avvocato della Lande attacca poi il Movimento 5 Stelle, colpevole, a suo dire, di «propaganda politica di bassa lega». È da mesi infatti che il Movimento 5 Stelle sta incalzando il governo sugli appalti vinti dalla Lande, in particolare sul Grande Progetto Pompei. «Di fronte a questi nuovi sviluppi», avevano detto nei giorni scorsi i parlamentari dei Cinque Stelle, «invieremo una lettera al prefetto di Napoli per chiedere se abbia già emanato l'interdittiva antimafia nei confronti della Lande e, in caso contrario, per quale ragione tale atto non sia stato ancora compiuto».
E nella giornata di ieri anche Alessandro Naccarato, deputato del Pd, ha presentato un’interrogazione scritta al ministro Alfano sui lavori ottenuti dalla Lande in Veneto.
Giorgio Barbieri
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