L'associazione dei partigiani "Solo sdegno e disprezzo"

L'Anpi all'attacco dell'assessore provinciale Pavanetto e del consigliere comunale Vittorio Aliprandi: "Sdegno e disprezzo per le parole e i gesti espressi da due indegni rappresentanti delle istituzioni padovane". Aurora D'Agostino (Verdi): "Apologia del fascismo è un reato"
Vittorio Aliprandi
Vittorio Aliprandi
PADOVA. L’affermazione offensiva del consigliere comunale Vittorio Aliprandi nei confronti dei gay continua a far discutere. Dopo l’indignazione espressa da esponenti della maggioranza e dell’opposizione, anche l’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) fa sentire la sua voce. E se la prende anche con Pavanetto. «L’Anpi di Padova esprime lo sdegno e il disprezzo per le parole e i gesti espressi da due indegni rappresentanti delle istituzioni democratiche padovane. Ricorda, inoltre, al consigliere Aliprandi che gli ispiratori del suo pensiero furono quelli che deportarono migliaia di omosessuali verso le camere a gas dei campi di sterminio. Vergogna».


«Da giorni ormai la cronaca è ammorbata dalle rivelazioni sui gusti (politici e un po’ sessuali) dei politici locali di destra che esternano goliardicamente in Facebook le loro convinzioni - scrive invece Aurora D’Agostino dei Verdi - Partita dalla pagina dell’assessore provinciale Pavanetto, ovviamente piena di foto a mano tesa, la vicenda si è incrociata con le esternazioni (solidali) del consigliere comunale Vittorio Aliprandi (meglio fascista che frocio) e canonicamente si sono riempite le pagine di giornale di commenti stupefatti di colleghi di centrodestra e di aperte critiche da parte dei politici locali di centrosinistra. È vero che in agosto non c’è molto da commentare, ma mostrarsi stupiti no, è troppo. Che l’assessore Pavanetto abbia un solido percorso nella destra a mano tesa non credo possa essere ignorato da nessuno, che l’insieme del centrodestra preferisca i fascisti ai froci mi pare una verità storica innegabile e confermata da sempre. E infatti le critiche dei destri a Pavanetto e Aliprandi si appuntano mica sulla rivendicazione del fascismo, sul rispetto delle differenze, ma sull’epiteto da ultrà rivolto da Pavanetto agli uomini in divisa blu e sulla ineleganza delle esternazioni Facebook di persone che fanno politica. Come se inneggiare al fascismo fosse reato solo se si scrive nei social networks».

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