«Li ho visti abbracciati nel groviglio di lamiere»

Forse un tentativo estremo di proteggersi, ma per i tre non c’è stato nulla da fare Il drammatico racconto di un soccorritore: «Così la notte è diventata un incubo»
Di Andrea De Polo

CONEGLIANO. «Li ho visti abbracciati, come se si facessero forza l’uno con l’altro. Ma non c’era già più niente da fare. Erano morti lì, incastrati dentro le lamiere dell’auto, su quel tratto maledetto di autostrada». È una testimonianza da brividi quella di uno dei primi soccorritori arrivati sul luogo della tragedia, un anonimo tratto di autostrada A4 a una manciata di chilometri da Bergamo, in direzione Brescia. La Suzuki Swift di Alberto Casagrande accartocciata, e i suoi tre occupanti abbracciati e già privi di vita all’interno, forse morti sul colpo, sono immagini che nemmeno chi è abituato a frequentare le scende degli incidenti peggiori dimenticherà facilmente. Il soccorritore racconta di una serata che sembrava di ordinaria amministrazione. Lo era, fino a qualche minuto prima dell’una di venerdì: arriva la telefonata dell’operatore che parla di codice rosso, maxi tamponamento a catena in A4, feriti e sette auto coinvolte. Non c’è tempo da perdere: i mezzi dell’emergenza e il personale sanitario partono subito, l’ospedale più vicino è a una ventina di chilometri, la speranza – come sempre – è quella di salvare tutti.

«Appena arrivati in autostrada, ci siamo resi conti subito che la situazione era gravissima» ricorda il soccorritore «carcasse di auto e detriti dappertutto, persone sconvolte e ferite che ci vengono incontro chiedendoci aiuto». La prima valutazione delle loro condizioni deve essere rapidissima, i più gravi vengono fatti salire in ambulanza e partono a sirene spiegate verso l’ospedale più vicino, il Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Ci sono dei codici gialli, che non sono in pericolo di vita, mentre per gli altri basta medicare le ferite o calmare lo choc. Per sicurezza ci sono anche le auto mediche e il maggior numero possibile di rianimatori e infermieri. Ma la speranza che non ci siano vittime dura pochissimo, il tempo di uno sguardo. C’è quella Suzuki, di cui non rimane praticamente nulla, incastrata fra il furgone che l’ha tamponata a velocità sostenuta e l’auto che la precedeva, già ferma in coda per un incidente appena avvenuto. Dentro il groviglio di lamiere, dal quale a malapena si scorge il blu della carrozzeria dell’auto, ci sono Alberto (che era al posto di guida), Antonio, e Daniela (seduta dietro). Abbracciati. Forse per caso, forse in un estremo tentativo di proteggersi. «Un incidente maledetto» conclude il soccorritore «aiutare i feriti è bellissimo, ma l’immagine che ci porteremo dentro per sempre è quella di quei tre ragazzi, rimasti lì, in quell’abbraccio mortale». Mattinata di passione sull’A4, la Milano Venezia. Lo schianto, poco prima del casello di Grumello del Monte, nei pressi di Bergamo, ha visto coinvolte ben sette vetture (sei automobili e un camion), in due diversi tamponamenti (il secondo è quello che è costato la vita a Daniela, Antonio e Alberto).L’autostrada è rimasta chiusa dall’una di venerdì fino all’alba in direzione Venezia. Code anche in direzione opposta, tra Palazzolo e Grumello, per i curiosi che rallentando nel tentativo di sbirciare nell’altro senso di marcia hanno provocato un ingorgo di circa due chilometri. Un tratto maledetto: quasi nello stesso punto, alle 7 di mattina di ieri, un altro incidente con un camion di traverso e un ferito di soli 26 anni.

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