L’imam: «Ajhan non è un fondamentalista»

La difesa del capo del centro islamico di Pordenone: «Siamo tutti pacifici e integrati»
Di Chiara Benotti

PORDENONE. «Ajhan Veapi ha pregato in moschea anche tre giorni fa e ha sempre condannato l’Is». Preghiere e difesa stretta, nel centro culturale islamico a Pordenone: l’imam Ahmed Erraj ci mette la faccia e la fede. «Siamo pacifici e integrati – ha ripetuto l’imam con alcuni marocchini dopo la recita delle sure –. Li conosco uno per uno i fratelli islamici in moschea: qui non c’è il fondamentalismo». Nessuno deraglia dai binari dell’Islam moderato? «Non possiamo sapere tutto – l’imam lo riconosce – ma la moschea è sopra ogni sospetto». Veapi è il macedone accusato di ingaggiare aspiranti terroristi: è stato fermato venerdì a Mestre, dalle forze dell’ordine, con l’ipotesi di reato di arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale.

In moschea la comunità islamica ha alzato la bandiera bianca della pace. «Nel novembre del 2014 Veapi era stato indagato con Arslan Osmanoski – ha ricordato Erraji - per presunto arruolamento e finalità di terrorismo. Ho detto ridendo ai miei figli che un giorno forse sarò anch’io accusato di fondamentalismo. Siamo sicuri che su di lui la verità verrà a galla. Nella moschea di Pordenone non ci sono tagliatori di teste». Un anno e mezzo fa le abitazioni di Osmanoski (espulso poi nel maggio scorso) e Veapi erano state perquisite dai Ros di Padova nell’ambito di un’indagine legata al fondamentalismo islamico. «Se ci fosse un focolaio dell’Is in moschea a Pordenone saremmo i primi a chiamare la polizia – hanno detto con l’imam altri islamici –. Il nostro centro non aderisce al califfato». Le accuse sono quelle di una rete di reclutamento jihadista di “foreign fighters” nel Nordest. «Ajhan Veapi abita a Tiezzo con figli, moglie e madre – ha confermato la solidarietà l’imam -. Siamo vicini alla sua famiglia. Senza Ajhan le donne non possono arrivare da noi a pregare in moschea da Azzano Decimo». Secondo gli investigatori, Veapi era in procinto di lasciare l’Italia per raggiungere la Serbia. «Sappiamo che è stato fermato a Venezia – in moschea ne parlavano liberamente ieri -. In moschea Ajhan non ha mai reclutato nessuno. È un uomo mite, soffriva per la disoccupazione, sempre assiduo nella preghiera. Siamo tutti sorpresi: con le forze dell’ordine a Pordenone non abbiamo segreti». In moschea ha predicato l’imam “dell’odio” Husein Bosnic che ora si trova in carcere in Bosnia. L’imam non nasconde la presenza di Bosnic che a Pordenone ha predicato Allah nel 2013. Il predicatore dell’odio, è stato ospite il 30 maggio e primo giugno 2013: ci sono le foto-ricordo con i fratelli musulmani. «La jihad è da condannare: vogliamo vivere in pace a Pordenone – l’imam lo ha ribadito – Bosnic era stato regolarmente segnalato in Questura dove aveva lasciato le sue impronte digitali».

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