L’ispettore della Consob: carte nascoste da Bpvi e liste di soci da spennare

VICENZA. Documenti e file allegati a email richiesti, e mai ottenuti; altri «rimaneggiati» ex post; liste clienti occulte composte appositamente in vista degli aumenti di capitale; soci a cui non sono mai stati sottoposti i questionari che avrebbero potuto stabilire la loro “adeguatezza” a sottoscrivere (o meno) l’acquisto di azioni. . È la lunga lista, che testimonia la mala gestio dell’ex BpVi, rappresentata in aula, ieri mattina, da Antonio Messineo, capo degli ispettori della Consob che sono stati impegnati a studiare le carte dell’aumento di capitale del 2014 per quasi un anno: dall’aprile 2015 al 25 febbraio 2016. Messineo ha risposto alle domande del pm Gianni Piepschi, degli avvocati difensori e di quelli di parte civile per quasi cinque ore. Un’altra deposizione fiume dopo quella resa martedì dall’ex capo dell’Ufficio soci, Sergio Romano.
La ricostruzione di Messineo, in molti passaggi, lascia allibiti. E fa anche capire le difficoltà incontrate per verificare le procedure applicate in seno alla banca. Di ostacolo agli organismi di vigilanza, quindi Consob e Bankitalia, sono accusati l’ex direttore generale Samuele Sorato e l’ex vice direttore generale (responsabile della divisione mercati) Emanuele Giustini.
Una delle prime anomalie rilevate dagli ispettori in merito all’aumento di capitale 2014 è che sarebbe dovuto avvenire “a distanza” (via mail o via lettera) senza contatto tra gli operatori della banca e i clienti.
«Invece» spiega Messineo «oltre il 90 per cento dei sottoscrittori si è recato in banca. Il contatto con la rete non è stato evitato. Ma limitandoci alla comunicazione ufficiale della banca non avremmo capito nulla; per questo abbiamo analizzato le caselle di posta elettronica di Sorato e Giustini capendo che non solo c’era stata una pianificazione commerciale ben precisa, ma anche che erano stati individuati dei clienti target a cui rivolgere l’offerta».
Ed ecco spuntare le liste che dividono i futuri sottoscrittori in: opzionisti ad alto potenziale; pubblico indistinto e azionisti soci potenziale medio. «I primi, in base alle liste (occulte ndr), risultavano essere, per difetto, 10.300» continua l’ispettore «i secondi più di 23 mila e gli altri quasi 18 mila». Insieme hanno portato a quell’aumento di capitale che poi è stato oggetto del sequestro disposto dalla procura.
Ma dal racconto di Messineo emerge, con ancora più chiarezza, come già dal 2013, e forse anche prima, la banca fosse una nave alla deriva che stava affondando, ma nel salone delle feste l’orchestra continuasse a suonare e i passeggeri ignari a ballare come se nulla fosse.
«Nel gennaio 2013» osserva l’ispettore Consob spiegando un grafico mostratogli dal pm «le richieste di vendita sopravanzavano quelle di acquisto di 176.768 azioni. Ed era così ogni mese. E lo stesso nel 2014. L’inversione si aveva solo nei mesi in cui era previsto un aumento di capitale oppure un’altra iniziativa speciale». Fatte però, stando a quanto ribadito pure ieri in aula, barando sulle reali condizioni della banca. —
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