Macchinario rivoluzionario: dai rifiuti un materiale più resistente dell’acciaio

Sperimentata ad Asiago una macchina che tratta e miscela umido, plastica, carta e legno creando un prodotto nuovo
Carlos Puyiol vicino al prototipo sperimentato a Canove di Roana
Carlos Puyiol vicino al prototipo sperimentato a Canove di Roana

ASIAGO. La macchina si chiama Wastrong, ed è stata presentata nei giorni scorsi a Canove dal Biodistretto dell’Altopiano, che raccoglie oltre un centinaio di aziende dei Sette Comuni ed è presieduto da Andrea Rigoni, dell’omonima azienda alimentare: si tratta di un sistema che ingoia rifiuti di tutti i tipi (esclusi i nocivi e gli inerti) e li trasforma in ottimo combustibile.

Quello che si è visto all’opera a Canove, davanti a un gruppo di studiosi, esperti e amministratori, in realtà è solo un prototipo in miniatura (circa 3 metri di lunghezza) della macchina da oltre 10 metri realizzata da una piccola impresa parmense, la Waitaly, già in dotazione all’azienda municipalizzata di Madrid, e in fase di sperimentazione in Campania.

Concepita per la realizzazione del pellet, la macchina si è rivelata particolarmente versata nella gestione e trasformazione dei rifiuti urbani: sostanzialmente si introduce un mix diversificato di rifiuti organici e inorganici (umido, plastica, carta, legno), i quali vengono triturati, centrifugati e compressi ad alte temperature, fornendo come prodotto finale un nuovo materiale, con una propria catena molecolare diversa dai componenti di partenza, leggero ma ad alta densità ed elevato potere calorico, che può essere usato come combustibile ecocompatibile ma anche come eventuale fondo per strade ed edifici: esso è risultato infatti – alle prove eseguite all’Università di Bologna – tre volte più resistente alle pressioni del calcestruzzo e altrettanto più resistente alle torsioni dell’acciaio.

«Il materiale prodotto, senza alcun residuo» hanno spiegato Carlos Puyol, Ad dell’azienda, e il socio Marco Longobardi «quintuplica il potere calorifico del materiale in entrata, con un costo energetico pari al 3-5% dell’incremento di energia prodotta (bilancio di massa). Le analisi di fattibilità economica hanno dimostrato la convenienza rispetto sia ai sistemi tradizionali di smaltimento dei rifiuti che all’utilizzo dei combustibili fossili; considerato poi che il costo del conferimento in discarica dei rifiuti è in media di 140 euro alla tonnellata, le prestazioni della macchina consentono di ammortizzarne il costo in sei mesi».

Meno brillanti – stando alle prove eseguite dal professor Raffaele Cavalli dell’Università di Padova nel Laboratorio di analisi dei bio-combustibili dell’Ateneo – si sono dimostrati invece i risultati del trattamento del legno, su cui puntava il Biodistretto per affrontare il problema degli alberi (circa un terzo) abbattuti nel 2018 da Vaia e ancora schiantati sul terreno dei monti.

Però gli esiti delle altre prove fanno intravedere l’esistenza di un’alternativa concreta all’utilizzo delle discariche e anche degli inceneritori, che comunque producono fumi e ceneri e stanno evidenziando (come dimostra la questione dell’ampliamento dell’impianto padovano) problemi di dimensionamento e di reperimento del materiale da trattare, stante l’accresciuta efficienza delle macchine preselezionatrici. —




 

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