Malore al corso preparto muoiono mamma e bimbo

treviso
Quel bambino lo aveva desiderato tanto. Lei che vive all’estero aveva deciso di raggiungere la sua famiglia vicino a Treviso per partorire accanto ai suoi cari. E invece il destino è stato crudele, ha spazzato via ogni speranza martedì pomeriggio durante il corso preparto: morti la giovane mamma e il suo bambino, «probabile aneurisma» per l’Usl 2. La vittima è Marina Lorenzon, 38enne di San Biagio, ex candidato sindaco con il M5S nel 2013. Volto notissimo in paese, era rientrata dall’estero per partorire vicino a casa. Oggi l’autopsia sul corpo della donna.
Improvvisamente la donna avverte una fitta al grembo, si porta le mani sulla pancia come per volerla proteggere e si alza per andare in bagno. Poco dopo le operatrici del corso la trovano accasciata a terra, priva di sensi. Lanciano subito l’allarme. «Erano da poco passate le 17 di martedì quando è giunta al Suem una richiesta di intervento per malore» fa sapere l’Usl 2. Dopo pochi, drammatici minuti, al consultorio trevigiano di via Pineelli arrivano ambulanza e auto medica. La situazione è disperata, la donna è alla 37esima settimana di gravidanza, non risponde, non respira più. «Shock emorragico dovuto alla rottura di un’arteria addominale che causa una perdita rapida e abbondante di sangue» il sospetto dell’équipe sanitaria. «Sul posto sono iniziate le manovre rianimatorie, proseguite anche in ambulanza e al pronto soccorso» spiega l’autorità sanitaria.
L’ambulanza riparte quindi a sirene spiegate a bordo in direzione Ca’ Foncello. Nell’estremo tentativo di salvare almeno il suo bambino in pochi istanti tutto l’ospedale è allertato. Il pronto soccorso diretto dal primario Enrico Bernardi non è mai stato così affollato: viene predisposto il necessario per effettuare un cesareo d’urgenza. Non c’è il tempo di salire in sala parto. Mentre l’ambulanza sta per arrivare accorrono al Ps il medico e l’infermiere del reparto, scendono di corsa ginecologo e ostetrica, anestesista e rianimatore pediatrico. «Eravamo tutti lì quando la paziente è arrivata e abbiamo fatto subito il cesareo» racconta uno degli specialisti presenti. L’ecografia appura che non si tratta di embolia polmonare, c’era un’emorragia all’addome. «Quando abbiamo estratto il bambino era già morto a causa della gravissima sofferenza fetale. Non c’era più attività vitale». Per venti minuti si tenta il massaggio cardiaco sia alla mamma sia al suo bimbo, poi il silenzio.—
Valentina Calzavara
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