Mantovani, allontanata la società in odor di mafia

VENEZIA. Il consorzio messo in piedi dalla Mantovani per la realizzazione dell’appalto più importante dell’Expo 2015, la cosiddetta piastra, perde un pezzo. A fronte di un’«informativa interdittiva»...
L'amministratore delegato di Expo 2015, Giuseppe Sala, oggi a Villa d'Este a Cernobbio per la prima giornata del Forum Ambrosetti, 2 settembre 2011. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
L'amministratore delegato di Expo 2015, Giuseppe Sala, oggi a Villa d'Este a Cernobbio per la prima giornata del Forum Ambrosetti, 2 settembre 2011. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

VENEZIA. Il consorzio messo in piedi dalla Mantovani per la realizzazione dell’appalto più importante dell’Expo 2015, la cosiddetta piastra, perde un pezzo.

A fronte di un’«informativa interdittiva» firmata dal prefetto di Milano, Gianvalerio Lombardi, la società guidata da Piergiorgio Baita ha interrotto i rapporti con la società siciliana Ventura. Le ragioni? La ditta in questione è sotto accusa per aver avuto in passato rapporti con una delle più potenti cosche del Messinese. Ragione sufficiente per essere estromessa dagli appalti Expo, alla luce di quanto stabilito dal protocollo di legalità che ogni azienda coinvolta sigla con la società milanese Expo 2015 Spa guidata dall’amministratore delegato Giuseppe Sala.

Già nel novembre scorso un’inchiesta di Fabrizio Gatti de l’Espresso aveva segnalato la presenza della Ventura nel business dell’Expo e il suo «passato di incontri e affari con i boss di Barcellona Pozzo di Gotto, una delle cosche più sanguinarie della provincia di Messina, il clan che ha ordinato l’omicidio del giornalista Beppe Alfano». «Abbiamo già provveduto a estromettere mezzi e personale dell’azienda» sottolinea Baita. «Ci accolliamo noi la parte di appalto che la riguardava. Sono lavori marginali, non ci sarà alcun ritardo».

La società veneta, in qualità di capofila, dovrà pagare alla società Expo una penale pari al 5 per cento del valore dei lavori affidati all’impresa allontanata: si parla di circa 170mila euro. «Non avevamo alcuna evidenza di tutto ciò all’atto della costituzione del consorzio» ribatte Baita sulla scelta del subappaltatore. «Anzi, era evidente, a noi come a Expo Spa, la conformità della certificazione antimafia della Ventura. L’informativa interdittiva della Prefettura è legata al protocollo di legalità che prevede, anche a fronte di regolare certificazione antimafia, l’allontanamento delle aziende al centro di indagini su possibili rapporti passati con la malavita. Questo può risultare solo a chi dispone di una struttura di indagine, e così è stato».

Quanto al ribasso con cui il consorzio guidato dalla Mantovani si è aggiudicato l’appalto milanese, offerta da 168 milioni su una base di 272 milioni, Baita conclude: «Ragionando solo in termini economici, non è risultata un’offerta anomala in quanto il ribasso era nella media di quelli degli altri concorrenti. Il nostro ribasso, comunque, non è stato sui prezzi ma sull’organizzazione del cantiere».

(m.mar.)

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