Mantovani si sfila dal project con il team Palladio e Lend Lease

PADOVA. La Mantovani fa finta di niente ma dentro al project per il nuovo ospedale di Padova non c’è più. Il costruttore si è ritirato: l’ammissione viene da fonti autorevoli interne. La società che ha partorito l’idea iniziale, realizzato gli studi e promosso con Palladio Finanziaria e Bovis Lend Lease il primo project financing, quello trainato da Giancarlo Galan presidente, che doveva costare 1700 milioni di euro, esce di scena. Il secondo project, ristrutturato da Luca Zaia, che costerà 600 milioni di euro ma che eredita le conoscenze del primo, viaggia solo con le gambe finanziarie dei due ex soci promotori, Palladio e Bovis. Manca il costruttore. Palladio e Bovis si stanno facendo largo a spallate, cercando di imporre alla giunta Zaia tempi e metodi utili a fiancheggiare la loro azione. In attesa di imporre condizioni e prezzi alle imprese appaltatrici. Si suppone, perché qualcuno dovrà costruire.
La gara. Sempre se vinceranno la gara, penserete voi. Invece no, il problema non si pone: se il progetto viene accettato, il promotore ha il diritto di prelazione. Sarà lui a costruire e a gestire l’opera in ogni caso. Basterà che si allinei alle eventuali contro-offerte dei concorrenti. La gara è già vinta.
Il promotore. Il punto stupefacente è che il promotore non è ancora stato individuato. E’ vero che l’unica offerta presentata in Regione per il nuovo ospedale di Padova è quella di Palladio e Bovis, ma la busta giace «ancora chiusa e sigillata» a Palazzo Balbi. Dal 30 marzo 2012, non da ieri. L’ha confermato Luca Zaia il 12 giugno scorso, firmando la delibera che recepiva le indicazioni del comitato scientifico sul nuovo ospedale: dove dovrà essere costruito, quanti posti letto dovrà avere, come si integrerà con la ricerca universitaria, quanto pagare per gli espropri, quanto per gli oneri di urbanizzazione, quanta parte andrà a carico dei privati e quanta del pubblico.
Coincidenze. Tutte caratteristiche che coincidono, guarda caso, con il project presentato da Bovis e Palladio, almeno nelle versioni date dai giornali, visto che la busta è ancora chiusa. Come avranno fatto a indovinare le intenzioni di Luca Zaia: sono andati da Frate Indovino o è Zaia che segue le loro direttive? Se era tutto pilotato, chi è il regista?
Braccio di ferro. Stiamo ai fatti di oggi. Luca Zaia pensa ancora di riuscire ad ottenere dal Cipe l’intera somma, i 600 milioni di euro: perché dovrebbe ascoltare gente che si offre di costruire un ospedale che lui potrebbe fare da solo? Li ascolterà, caso mai, quando il Cipe gli avrà detto di no. Per il momento si nega: non ce lo dice tra virgolette, ce lo fa sapere attraverso i suoi collaboratori diretti. Per il resto rinvia a Claudio Dario, il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Padova. I privati invece non hanno tempo da perdere, vogliono gli utili e forzano la procedura regionale con l’unico metro che conoscono: il denaro non può stare immobilizzato. Ieri in un’intervista l’amministratore delegato di Bovis, mister Andrea Rucksthul, ha ingiunto a Zaia di decidersi, altrimenti trasferirà i suoi capitali altrove. Si comporta come se il lavoro fosse già suo.
Intreccio societario. Da dove arrivano queste certezze della multinazionale australiana Bovis, che sfiorano la sicumera? Proviamo a guardare dentro al suo socio italiano, questa Palladio Finanziaria per il momento silente. Palladio, sede a Vicenza, è una corazzata da 239 milioni di capitale sociale, partecipata da istituti di credito come Banco Popolare, Veneto Banca, Bpl, Mps, oltre che da una holding con sede in Lussemburgo. E’ legata direttamente a nomi come Benetton, Amenduni, Ricci, Valmarana, Mediolanum, Telwin, altri ancora. Un concentrato di potenza che opera su tutti i fronti: nel 2012 non ha esitato a dare la scalata al titolo Fondiaria-Sai, contro Mediobanca. Con Mantovani, Gemmo, Studio Altieri e Serenissima Ristorazione (tutti in Summano Sanità) ha costruito e gestisce il nuovo ospedale vicentino di Santorso. Uno dei componenti del collegio sindacale di Palladio, Fabrizio Tabanelli, commercialista, ha comprato dalla Provincia di Vicenza un palazzetto nel centro storico della città assieme all’eurodeputata Lia Sartori, Pdl.
Inconvenienti. Palladio detiene il 14% di Est Capital, gruppo immobiliare che opera soprattutto a Venezia ed è partecipato da Grandi Lavori Fincosit, Condotte e Mantovani. Qui le magnifiche sorti della società hanno subìto un improvviso scossone: il 12 luglio scorso la Guardia di Finanza ha perquisito l’abitazione di Vicenza e la suite nell’hotel Excelsior al Lido di Roberto Meneguzzo, vicepresidente e amministratore delegato di Palladio. Motivo: inchiesta Mose. Meneguzzo non è indagato ma una perquisizione non si fa per caso.
Particolare. Nel collegio sindacale di Est Capital siede anche il commercialista Alberto Dalla Libera, che per due mandati è stato consigliere di Veneto Sviluppo, la finanziaria regionale e per altri due presidente del collegio sindacale. Dalla Libera è considerato l’uomo di riferimento della Lega per le questioni finanziarie. Con il che, siano o no coincidenze, si torna a Luca Zaia. Il collegamento nei fatti tra uomini di fiducia sia del pubblico che del privato esiste. Coperture su tutti i fronti, da destra a sinistra, dall’Italia all’Europa. Salvo incidenti.
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