Marinese gioca le carte della fusione e della proroga

Gli industriali di Venezia e Rovigo al voto Dibattito sull’allungamento del mandato  
Venezia,.(c)Marco Sabadin/Vision
Venezia,.(c)Marco Sabadin/Vision

Il retroscena

Nonostante qualche mal di pancia, in particolare si dice da associati di Rovigo, il passaggio potrebbe essere meno stretto del previsto. Vincenzo Marinese, leader degli industriali di Venezia e Rovigo, si avvicina alla proroga della sua carica al vertice dell’associazione. Domani in forma privata l’assemblea sarà chiamata ad esprimersi sul progetto di fusione con Assindustria Veneto Centro, la Confindustria territoriale che somma Treviso e Padova. I malumori - fisiologici nel sistema Confindustria in passaggi simili - nascono dal fatto che l’esito della votazione porterà ipso facto alla proposta da sottoporre in Viale dell’Astronomia per l’allungamento del mandato di Marinese fino al 2023. Il protocollo di aggregazione, che è già stato votato all'unanimità dal Consiglio di Presidenza e dal Consiglio Generale di Confindustria Venezia, sarà sottoposto all’assise, così come la proroga delle cariche associative. Quest’ultima dovrà successivamente essere validata da Confindustria nazionale.

Il presidente, il cui mandato naturale scadrebbe a novembre 2021, può rimarcare che già in passato i mandati sono stati allungati proprio per consentire l’approfondimento di percorsi di fusione tra le territoriali: la Riforma Pesenti allarga le maglie degli statuti proprio in queste circostanze.

Quando Maria Cristina Piovesana e Massimo Finco hanno goduto del regime di prorogatio, la fusione tra Padova e Treviso era già stata votata. Mentre in questo caso Assindustria Veneto Centro non l’ha nemmeno posta in agenda. Nel caso di Venezia invece la fusione è un progetto ancora di cronologia incerta, e anche passasse in assemblea si tratterebbe comunque di una “perlustrazione”.

Inoltre, fanno notare alcune fonti, quando si trattò di un caso simile a Treviso, quindici anni fa, presidente uscente Andrea Tomat, fu il suo successore Alessandro Vardanega a proseguire l’analisi dell’ipotetica fusione con Venezia; poi l’idea venne abbandonata. In quell’occasione il numero uno di Lotto non accennò a chiedere un allungamento del mandato.

Inoltre Leopoldo Destro, riguardo al dossier fusione con Venezia nell’unica uscita pubblica in cui ne ha parlato, ha dato l’impressione di non reputarlo una priorità. Ovviamente, in una fusione a tre fra Treviso, Padova e Venezia, il punto di equilibrio appare complesso, a partire da nome e sede centrale. Ma il progetto ha pure un formidabile potenziale di polarizzare le forze di un Veneto tante volte disunito.—





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