Maschio Gaspardo è salva: c’è la convenzione con le banche

L’accordo sul gigante delle macchine agricole è stato redatto, 90 milioni per quattro anni. Le finanziarie regionali a breve daranno il via all’aumento di capitale di 20 milioni



Il guado è stato quasi attraversato. Quella linea invisibile che separava la Maschio Gaspardo dalla salvezza è una convenzione che le 24 banche stanno firmando. Secondo le indiscrezioni che circolano in ambienti bancari, la convenzione con gli istituti di credito finanziatori riguarderebbe circa 90 milioni, cifra che potrebbe rivelarsi inferiore a seguito dello spostamento di alcune linee di credito sul “medio termine”.

Una notizia che se confermata allontanerebbe per sempre lo spettro di epiloghi diversi, compreso quello di un concordato preventivo che sarebbe stato l’unico modo per riuscire ad evitare possibili scalate ostili all’azienda. Inoltre una volta chiuso il capitolo con gli istituti, finalmente le finanziarie regionali potranno perfezionare il loro aumento di capitale. Friulia (già nel capitale con il 14%), Veneto Sviluppo e Finest sono infatti pronte a sostenere l’azienda con un’iniezione da 20 milioni di euro, elevabile fino a 25 milioni.

L’accordo, non ancora vergato da tutti gli istituti, è però totale sulla parola. Senza l’intesa di tutte le banche non sarebbe stato infatti possibile scrivere la nuova convenzione (il gruppo padovano è in proroga de facto della precedente convenzione scaduta a fine anno). Sembrerebbero superati tutti i nodi, anche quello relativo alla distribuzione del dividendo del gruppo alla holding di controllo dei fratelli Andrea e Mirco Maschio, figli dello scomparso Egidio. Da quello che risulta, infatti, in questi mesi la famiglia avrebbe contemporaneamente messo in sicurezza la situazione finanziaria della cassaforte che custodisce la maggioranza assoluta del gruppo.

Maschio Gaspardo, media azienda industriale del Nordest, è il simbolo di un territorio che dalla povertà rurale è stato in grado di trasformarsi in epopea imprenditoriale. Produce macchine agricole (il clima ha costretto nel periodo estivo ad un rallentamento della produzione con conseguente cig), ha una gamma completa che va dalle mega fresatrici per i grandi appezzamenti dell’Europa Orientale fino agli atomizzatori per la cura delle piante da frutto e i vigneti. Esposizione internazionale in mercati a forte sviluppo della meccanizzazione agricola, Cina, India e Est Europa. Il 2018 ha chiuso, sotto la guida di Luigi De Puppi, con il record storico di 336 milioni di euro, 2 mila dipendenti di cui 1200 in Italia, tra Veneto, Friuli e Lombardia. Nel 2015 dopo una crescita impetuosa, e un po’ disordinata e molte acquisizioni per ampliare la gamma, le banche iniziano a fare pressione per l’eccessivo indebitamento. I ricavi erano a 324 milioni, l’Ebitda a 31 milioni, la Pfn a circa 240 milioni. Esposizione eccessiva. Il ceto bancario chiede una spinta manageriale. I figli di Egidio, Mirco e Andrea, prendono in mano l’azienda e la guidano con il management in una ristrutturazione molto dura. In quattro anni la posizione finanziaria arriva a 183 milioni di euro, i ricavi raggiungono i record, l’Ebitda è a quota 29 milioni, alle banche vengono rimborsati circa 60 milioni di capitale e poco più di 40 milioni di interessi. Ma a fine 2018 la convenzione con il ceto bancario va rinnovata. Ora un nuovo capitolo. E tra un lustro chissà, magari la Borsa. —





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