Maso: «Chiedo perdono a tutti»

VERONA. «Chiedo perdono a tutti. A tutti quelli che, col mio delitto, direttamente e indirettamente ho offeso. E a tutti chiedo una preghiera per me, per i miei genitori, perché io possa continuare il mio cammino di penitenza e di conversione fino alla fine dei miei giorni».
A recitare pubblicamente questo atto di contrizione Pietro Maso, condannato nel 1991 per l'omicidio dei genitori nel veronese, in una testimonianza nella puntata di ieri de «Lo sportello di Forum», il programma condotto da Barbara Palombelli, su Retequattro. Maso, che ha scritto un libro («Il male ero io») con Raffaella Regoli, parla di come ha imparato a perdonare e a perdonarsi. «Ho vissuto» ha detto «con la mia famiglia un rapporto di facciata: indossavo una maschera. Ancora oggi» ha confessato «mi scrivono tanti ragazzi che dicono di capire il mio disagio. Col carcere e la preghiera in questi anni ho imparato l'ascolto, il rispetto, ma soprattutto ad amare. Don Guido Todescini, la mia guida spirituale, mi ha insegnato l'amore di Dio, ad amare chi ci ama, cosa che io non ero in grado di fare». Nel bianco e democristiano Veneto fece scalpore la vicenda di cui fu protagonista Maso. Era il 17 aprile 1991. Il ventenne insieme a tre amici uccise a Montecchia di Crosara, in provincia di Verona, il padre Antonio Maso e la madre Mariarosa Tessari. Un delitto pianificato nei minimi particolari, tubi d’acciaio, pentole e un bloccasterzo le armi usate. Tutto studiato a tavolino, quello di un bar, tra spritz e sogni di bella vita. A tutti costi, senza dovere sudare e faticare in qualche fabbrica o azienda agricola del Nord Est.
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