Mazzette del Mose la Corte dei Conti processa l’ex giudice

La prescrizione aveva salvato Giuseppone dal penale. E ora la “sua” magistratura contabile gli presenta il conto
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 18.01.2017.- Cà Merlenghi, Sede della Corte dei Conti.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 18.01.2017.- Cà Merlenghi, Sede della Corte dei Conti.

VENEZIA. Se sperava di essere uscito definitivamente dal procedimento sulle tangenti del Mose per effetto della prescrizione, si è dovuto ricredere.

Sì perché l’ex giudice della Corte dei Conti Vittorio Giuseppone, scampato al giudizio penale dopo l’archiviazione del dicembre 2015, andrà ora a processo per danno erariale. È stata proprio la Procura della “sua” Corte dei Conti di Venezia a decidere di aprire un’istruttoria e di citarlo a giudizio per la somma di 450 mila 149 euro; l’udienza è fissata per il prossimo 8 giugno.

La magistratura contabile, a cui un tempo Giuseppone apparteneva, potrebbe dunque essere l’unica giustizia con cui dovrà, letteralmente, fare i conti.

L’ex giudice, in servizio a Venezia fino al 2009 e trasferito successivamente alla Sezione centrale di Controllo di Roma, era finito sotto inchiesta nell’ambito delle indagini della Procura penale lagunare sulle mazzette delle paratie mobili.

In particolare gli inquirenti gli contestavano di essere stato a libro paga del Consorzio Venezia Nuova e di aver ricevuto uno stipendio annuale oscillante tra i 300 e i 400 mila euro, dai primi anni del 2000 al 2008, con un aggiustamento a 600 mila euro tra il 2005 e il 2006.

A parlare di tangenti era stato proprio l’ex presidente Cvn Giovanni Mazzacurati sentito dagli inquirenti negli interrogatori del 2013: «Senza il visto della Corte dei Conti si blocca tutto, serve il suo visto per far continuare tutto il flusso», aveva rivelato. E poi: «Noi avevamo molti problemi con la Corte dei Conti, anche se non gravi, però fastidi, ritardi (...) a me sembrava che se noi potevamo stabilire un rapporto anche con queste persone poteva essere un fatto positivo».

In particolare il ruolo della Corte dei Conti era decisivo per registrare le convenzioni da cui dipendevano i finanziamenti al Mose; l’obiettivo era pertanto quello di ammorbidire i controlli di competenza della magistratura contabile sui bilanci e sugli impieghi delle somme erogate al Consorzio Venezia Nuova.

Giuseppone era finito in cella; scarcerato nell’agosto 2014, era uscito dal procedimento nel dicembre 2015 per effetto della prescrizione.

E ora è proprio la Corte dei Conti a riportarlo in un’aula di giustizia “sfidando” la prescrizione che ha estinto il reato in sede penale. Le contestazioni mosse all’ex giudice riguardano il danno da disservizio, legato all’esercizio illecito di pubbliche funzioni.

Il capo della Procura contabile Paolo Evangelista aveva già sottolineato in passato la priorità della Corte nell’accertamento dei rilevanti danni erariali legati al Mose «e il confronto con i commissari del Cvn qualora emergano fatti nuovi oggetto di segnalazione, che ostacolino il completamento dell’opera nei tempi programmati». Insomma, per la magistratura contabile, gli accertamenti sul Mose sono tutt’altro che completati.

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