Medico e insegnante nelle case popolari Ater: sgombero con tensione
Dopo una lunga resistenza sono stati sfrattati gli occupanti abusivi della palazzina Ater di via Todesco. Tra loro c'era anche una donna medico e il suo compagno ex insegnante, che hanno opposto resistenza allo sfratto. Le abitazioni, in cui vivevano quattro nuclei familiari, sono state sgomberate con un massiccio cordone delle forze dell'ordine

Lo sgombero di via Todesco
PADOVA. Chiusa definitivamente la pratica via Todesco. Ieri mattina la palazzina Ater occupata abusivamente da anni e al centro di un «casus belli» con i no global, è stata definitivamente sgomberata. Operazione che ha richiesto un massiccio «cordone sanitario» di poliziotti e carabinieri (ma anche un accalappiacani che non è servito) e tanta pazienza. Agenti e militari, all'alba, hanno bloccato gli accessi di via Crescini e via Leopardi, lasciando campo libero all'interno della «zona rossa» alla ditta di traslochi Riondato di muoversi in libertà.
Dopo rinvii, proteste, striscioni e cortei, dunque, il dado è stato tratto. Al civico 10 di via Todesco, un edificio fatiscente, erano rimasti quattro nuclei familiari, otto persone in tutto: un anziano al piano terra; una famiglia di nigeriani e una coppia italiana al secondo piano; due giovani al terzo.
Il contenzioso con l'Ater andava avanti dal 2002: alcune persone erano rimaste volontariamente nell'edificio nonostante il contratto fosse già scaduto. Non rispondendo nemmeno ai solleciti che l'Azienda pubblica. Altre, invece, avevano occupato gli appartamenti abusivamente dando vita ad un «tira e molla» con la questura.
Anche perché, nel 2004, l'Azienda Regionale era riuscita a ristrutturare gli edifici ai civici accanto, tuttavia le persone «del 10» avevano deciso di non cedere, tenendo in ostaggio l'edificio. Una resistenza che ha avuto un effetto positivo: questo edificio, infatti, (a differenza degli altri «ceduti» in regime privatistico) una volta ristrutturato verrà affittato solo alle famiglie in graduatoria Ater.
A novembre del 2007, tra l'altro, il primo tentativo di sgombero del «10» fu rinviato anche per le proteste dei no global del movimento per il diritto alla casa. Una lotta che in questi ultimi anni ha perso mordente. Tant'è che ieri è stata cancellata un'altra zona franca della città senza scontri o tensioni. L'edificio è stato murato dagli operai dell'Ater, per impedire nuovi ingressi abusivi. E tutt'intorno è stato alzata la recinzione del cantiere. Indietro non si torna.
Così come non potranno tornare indietro Giovanni Posa e Tiziana Maur, lui ex maestro elementare e lei medico anestesista (ma specializzata anche in medicina dello sport), che in questi anni hanno lottato con le unghie e con i denti prima di lasciare l'appartamento Ater al secondo piano di via Todesco 10. Giovanni Posa, ieri, ha finanche minacciato di darsi fuoco. Poi è sceso a più miti consigli chiamando urgentemente l'avvocato. La coppia aveva lo sfratto dal 2002 (per inosservanza del regolamento condominiale).
Per otto anni ha vissuto nell'appartamento di proprietà dell'Ater con i loro due cani, di cui uno di grossa taglia e i dieci gatti. Nonostante abbiano una casa in costruzione in città e un'altra nelle Marche (a Fabriano, dove passano le vacanze). Tuttavia «hanno la legge dalla loro parte - ha riferito Diego Latina, il legale della coppia - Vantano, infatti, un contratto di locazione con l'Ater (anche se scaduto), quindi l'occupazione non è mai stata illegale. Pertanto i miei clienti giudicano illegittimo il procedimento dell'Ater e nell'inagibilità dichiarata lo scorso febbraio si ravvede un'ipotesi strumentale allo sgombero stesso. Probabilmente per questo i miei clienti denunceranno l'Ater».
Gli altri inquilini, invece hanno lasciato le case, senza protestare (l'Ater ha trovato un accordo pacifico). Per i dirigenti di via Raggio di Sole «era in ballo la sicurezza e la salubrità delle case. Già due anni fa abbiamo sistemato una famiglia che aveva occupato il piano terra e due mesi fa abbiamo raggiunto l'accordo con un'altra famiglia, marocchina, al terzo piano. Presto la palazzina tornerà alla collettività».
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