Minacciavano di rivelare fantomatici rapporti tra Rosso e la Mala Due bassanesi a giudizio per tentata estorsione al patron Diesel

Il gip Massimo Gerace del tribunale di Vicenza ha rinviato a giudizio, su richiesta del pm La Placa, due bassanesi per tentata estorsione aggravata nel confronti dell’imprenditore dell’abbigliamento...
Morsego Interpress/Tagliapietra Venezia 14.12.2012.- Conferenza stampa per il restauro del Ponte di Rialto sponsorizzato da Renzo Rosso. Comune di Venezia, Cà Farsetti.
Morsego Interpress/Tagliapietra Venezia 14.12.2012.- Conferenza stampa per il restauro del Ponte di Rialto sponsorizzato da Renzo Rosso. Comune di Venezia, Cà Farsetti.

Il gip Massimo Gerace del tribunale di Vicenza ha rinviato a giudizio, su richiesta del pm La Placa, due bassanesi per tentata estorsione aggravata nel confronti dell’imprenditore dell’abbigliamento Renzo Rosso (nella foto). Nello stesso procedimento è stato rinviato a giudizio anche Alessandro Ambrosini, per il reato di diffamazione aggravata, colpevole, secondo l’accusa di aver danneggiato il patron della Diesel e l’imprenditore dei trasporti Francesco Baggio con degli articoli sul webmagazine Notte Criminale.

La decisione, maturata in quasi un’ora, dopo la relazione difensiva dell’avvocato Antonio Mezzomo che difende Ambrosini e uno dei due bassanesi e la richiesta di non luogo a procedere per tutti e tre gli indagati. Nell’arringa ha evidenziato la mancanza degli elementi oggettivi del reato contestato oltre alle numerose distonie documentali.

La vicenda verte su una presunta richiesta da parte di uno dei due imputati bassanesi di far aprire una società in Svizzera, senza specificare l’oggetto stesso della società, all’imprenditore del jeans, dove lo stesso vicentino sarebbe diventato socio.

A fronte di questo, veniva messo sul piatto il fatto di non far pubblicare delle notizie che, a loro dire, stavano circolando su presunti e non meglio definiti rapporti tra Rosso e alcuni elementi che appartenevano alla Mala del Brenta. A settembre del 2014 tredici finanzieri e l’allora procuratore generale Paolo Pecori perquisirono le case dei bassanesi.

Fu lo stesso Renzo Rosso due anni e mezzo fa a informare dei fatti l’autorità giudiziaria dichiarandosi «sereno e fiducioso dell’operato degli organi inquirenti».

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