Morte del ciclista 25enne Kevin Bonaldo, la Federazione ottiene l’autopsia

Il 27 ottobre l’esame sul corpo del ciclista e il funerale alle 15.30 a Ramon. Antonio Bonaldo: «Ho iniziato a correre in bici per seguire le sue orme. Ripenso ai miei 25 anni, a quando anch’io inseguivo il mio sogno, come migliaia di ragazzi»

Andrea Fin
Morte del ciclista Kevin Bonaldo, il fratello: «Pedalerò per lui»
Morte del ciclista Kevin Bonaldo, il fratello: «Pedalerò per lui»

​​​​​Lo scorso 21 settembre la sua bicicletta è rimasta ferma, a fianco a quella del fratello, in attesa di poter tornare a pedalare di nuovo insieme. Una speranza spezzata dalla notizia della morte di Kevin: «Lui pedalerà sempre con me e io pedalerò per lui, voglio vincere per lui» nel silenzio del dolore per la morte del giovane 25enne, a parlare è il fratello Antonio, 20 anni compiuti lo scorso 7 ottobre e la maturità di chi è abituato a correre con un obiettivo chiaro in testa.

Il fratello del ciclista morto a 25 anni: «Kevin ha combattuto con tutte le sue forze»
Kevin Bonaldo aveva 25 anni

L’autopsia

Intanto su richiesta della Federazione Ciclistica Italiana la Procura ha disposto che il corpo del 25enne sia sottoposto domani mattina ad una autopsia per fare luce sulle cause del decesso, avvenuto dopo un mese in terapia intensiva a seguito del malore che lo aveva colpito il 21 settembre alla Piccola Sanremo.

Poi, sempre lunedì a Ramon alle 15.30 si terranno i funerali, nella chiesa a due passi dalla casa dei Bonaldo. Al fianco della bara ci sarà spazio per la bicicletta di Kevin e per la maglia della Sc Padovani Polo Cherry Bank che i suoi compagni hanno indossato in queste ultime settimane. Per gli appassionati che non troveranno posto in chiesa sarà predisposta l'amplificazione sul sagrato e le sedie messe a disposizione dal comune.

Il fratello: «In sella con lui»

«Kevin era molto di più di un fratello per me, era il mio idolo, il mio esempio, un amico con cui condividevo tutto», continua Antonio. Il legame tra i due è testimoniato anche dalla crescita atletica di Antonio Bonaldo che, seguendo l’esempio del fratello ha raccolto diversi risultati tra cui un secondo posto a Castel d’Ario (Mn) e un terzo a Castello Roganzuolo. «Ho iniziato a correre da G0, a sei anni, perché volevo imitare i miei fratelli Simone e Kevin. Dallo scorso anno sono entrato a far parte della stessa squadra di Kevin alla Work Service prima e alla Padovani in questo 2025. Per me sono stati due anni bellissimi, nei quali ho imparato molto, perché avevo un amico con cui condividere gli allenamenti, un compagno speciale a cui affidarmi in corsa e un maestro a cui chiedere i consigli. Mi ascoltava e mi dava sempre delle risposte preziose» prosegue Antonio che in questo mese è rimasto lontano dalle corse per stare al fianco di Kevin nella sua lotta per la vita. Siamo a fine stagione eppure Antonio non vede l’ora di ripartire. Mercoledì scorso aveva preso parte alla prima riunione della Padovani targata 2026, aveva svolto i colloqui con lo staff tecnico e provato i nuovi materiali. Poi, appena 24 ore più tardi, come una doccia fredda, la notizia della morte di Kevin. Ma Antonio ha trovato proprio in tutto questo la forza di reagire: «Voglio correre e voglio vincere per Kevin. Correrò per lui sapendo che mi seguirà sempre da vicino. In questi giorni ho parlato con la squadra e con Dmitri Konychev, il mio ds, mi hanno detto che mi aiuteranno a riuscirci e so che tutti daranno il massimo. Lo devo a mio fratello, lo porterò con me per sempre». Un obiettivo che Antonio inizierà ad inseguire già nel corso della preparazione invernale per farsi trovare pronto nel mese di febbraio quando la Sc Padovani Polo Cherry Bank tornerà in gruppo con una motivazione in più.

Il cordoglio di Pozzatto

Tra i tanti che hanno manifestato la propria vicinanza ai familiari di Kevin, ieri, anche l’ex professionista vicentino Filippo Pozzato, organizzatore di quelle che avrebbero dovuto essere le ultime gare della stagione anche per Kevin: «Ripenso ai miei 25 anni, a quando anch’io inseguivo il mio sogno, e penso a tutte le migliaia di ragazzi che pedalano nella stessa direzione, seguendo la propria passione. La nostra passione. Quella che ci unisce. È ingiusto quello che è successo. Da atleta, ma prima di tutto da padre». 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova