Mose, Boscolo Bacheto pronto a collaborare

Oggi e domani il Riesame valuterà i ricorsi presentati dai principali indagati per riottenere la libertà
AGOSTINI TREVISO ROBERTO MARONI AUDITORIUM APPIANI PER G. GENTILINI SINDACO
AGOSTINI TREVISO ROBERTO MARONI AUDITORIUM APPIANI PER G. GENTILINI SINDACO

VENEZIA. Anche l’anziano titolare della Cooperativa San Martino, Mario Boscolo Bacheto, vuole farsi interrogare dal pubblico ministero e, per comunicare ai giudici del Tribunale del riesame di Venezia questa sua disponibilità prima che decidano, oggi, della sua sorte (è agli arresti domiciliari con il figlio Stefano) ha presentato loro un breve memoriale in cui spiega che doveva pagare i vertici del Consorzio Venezia Nuova (la Guardia di finanza ha scoperto la contabilità nera da cui risulta che ha consegnato a Pio Savioli ben 600 mila euro in due anni) per poter lavorare, per poter partecipare agli appalti del Mose, altrimenti la sua impresa sarebbe rimasta fuori, segnata nel libro nero di Giovanni Mazzacurati. Come del resto era capitato prima, quando, ad esempio, c’era da spartirsi le partecipazioni al Consorzio della Furlanis, della Maltauro e della Del Favero, ditte che lasciavano. Boscolo Bacheto voleva acqusirle, ma Mazzacurati si affidò ad altri. E ancora per i lavori ai murazzi di Pellestrina, 10 miliardi di vecchie lire. Sperava di ottenere per la San Martino il subappalto, invece tutto andò alla Mantovani di Piergiorgio Baita. E, allora, scottato da quelle esperienze avrebbe cominciato a pagare.

Oggi, i giudici veneziani dovranno esaminare i ricorsi presentati da Savioli, dai Boscolo Bacheto, Erminio Boscolo Menela, Dimitri Tiozzo e Antonio Scuttari.

Mentre domani saranno prese in considerazioni quelle di Mazzacurati, Valentina Boscolo Zemello e Flavio Boscolo Contadin. Sono già stati affroontati, invece, quelli di Juri Barbugian, Carlo Tiozzo Brasiola, Luciano Boscolo Cucco e Roberto Boscolo Anzoletti. Per quest’ultimo i giudici hanno confermato gli arresti domiciliari, presumibilmente mettendo in primo piano quello che lo stesso giudice che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare ha scritto, cioè che l’imprenditore sarebbe stato il regista, assieme a Mazzacurati, dell’operazione per truccare la gara d’appalto del Porto per lo scavo dei canali. Sarebbe stato lui a lamentarsi con l’ex presidente del Consorzio per non aver avuto lavori per il Mose insistendo perché le grandi imprese rimanessero fuori. Inoltre, è finito sotto inchiesta a Pescara per un’altra turbativa d’asta. Mentre Barbugian e Tiozzo avrebbero avuto un ruolo marginale, limitandosi a partecipare con il 2, 8 per cento all’Associazione temporanea d’impresa e non avrebbero partecipato alla riunione in cui era stato messo a punto l’accordo per far vincere l’appalto da 12 milioni di euro ad Anzoletti e alle altre piccole imprese di Chioggia .

Giorgio Cecchetti

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