Mose, nuovo cronoprogramma Prove, collaudi e altri 201 milioni

La tabella di marcia aggiornata: la fine dei lavori resta confermata nel 2021  I test da giugno alle bocche di porto a Lido, Malamocco, Treporti e Chioggia

VENEZIA Due sollevamenti al mese per testare le paratoie. Compressori e sistemi di emergenza pronti per giugno. Nuovi controlli e collaudi alle valvole e alle tubazioni. E una spesa di altri 201 milioni di euro. Eccolo il cronoprogramma dei lavori del Mose. È stato consegnato giovedì al Provveditorato alle Opere pubbliche e al prefetto dagli amministratori straordinari del Consorzio Venezia Nuova. Tabella di marcia che ricalca quella già inviata al Ministero a novembre. La road map non cambia. L’opera dovrebbe essere finita e collaudata il 31 dicembre 2021. Le prove della tenuta del sistema in condizioni di mare mosso cominceranno in autunno, per concludersi alla fine del 2021. Per il giugno 2020 gli impianti potranno essere ultimati. Dunque si potranno accelerare le prove di sollevamento nelle bocche di porto di Treporti, Lido, Malamocco e Chioggia.

Due al mese le movimentazioni previste delle paratoie. A Chioggia se ne solleveranno soltanto la metà, nelle altre bocche il sollevamento sarà completo. Entro la fine dell’anno le prove saranno 23, che si aggiungono alle 35 già fatte fino a oggi. Il prossimo 3 marzo al Lido. Poi a Chioggia «anche in condizione di mare mosso».

Entro giugno è prevista la realizzazione di tre compressori (sui sei previsti dal progetto), di un gruppo elettrogeno per garantire energìa in caso di emergenza e possibile black out - come avvenuto la notte terribile del 12 novembre - ma anche i nuovi impianti di condizionamento nelle gallerie sott’acqua. Dovrebbero impedire quello che succede oggi, cioè la formazione di muffe sulle pareti e sui meccanismi. Per movimentare il Mose e tutte le 78 paratoie insieme servono squadre specializzate di operai e tecnici pronte a fronteggiare possibili emergenze. Quattro squadre operative, scrivono i tecnici del Consorzio, saranno pronte per giugno. Se si dovesse decidere di alzare prima, a opera non conclusa, si dovrebbero mobilitare squadre di emergenza con l’esercito e la Marina.

Il fabbisogno per le opere da completare entro giugno è stato quantificato in 108 milioni di euro. A questi si devono aggiungere altri 93 milioni per la sistemazione degli impianti e dell’elettricità, i costi dell’organizzazione del Consorzio Venezia Nuova e di Comar. Manutenzione esclusa.Restano non risolte alcune criticità segnalate dall’amministrazione straordinaria del Consorzio e inviati al Ministero. Dieci punti, una spesa prevista di altri 100 milioni per sistemare i danni e i progetti fatti male. Tra questi la conca di navigazione a Malamocco. Costata 330 milioni e rovinata alla prima mareggiata. Inutilizzata perché «troppo piccola» per far passare le navi di ultima generazione. Con la conca danneggiata, anche in caso di sollevamento delle paratoie a Malamocco la marea entra in laguna. Altra grande opera «inutile» da 330 milioni di euro. Doveva ridurre le alte maree, in realtà la diga foranea in massi lunga un chilometro serve solo per proteggere il Mose da venti e mareggiate. La barriera esterna del Lido è crollata sei anni fa, il giorno dopo il collaudo firmato dai dirigenti del ministero. È ancora in corso un contenzioso legale tra il Consorzio e l’impresa Mantovani su chi debba pagare.

Il cronoprogramma non è stato accelerato. Anche nella previsione di tre mesi fa la conclusione dei lavori era a giugno 2020. Prima di quella data, azionare il sistema potrebbe essere «rischioso», come hanno segnalato gli ingegneri del Consorzio. Sicuramente le paratoie non potevano essere alzate per ridurre la marea. «Alzando una sola schiera di paratoie», ripete l’ingegnere idraulico Luigi D’Alpaos, «può ingenerare effetti di erosione nelle altre bocche dove la corrente aumenta. Sono fenomeni, questi, da studiare con molta attenzione». —© RIPRODUZIONE RISERVATA

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