Nasce oggi la Cogemantovani si presenta il piano industriale

La famiglia Ferrari acquisisce il ramo costruzioni, non la società coinvolta nel Mose Baita dietro l’operazione? L’ingegnere: «A fare cosa? La Mantovani ha solo debiti»
LIVIERI - ESTERNO MANTOVANI
LIVIERI - ESTERNO MANTOVANI

VENEZIA

Gira voce che dietro l’affitto del ramo costruzioni della Mantovani, che diventerà operativo il 1° agosto, ci sia ancora Piergiorgio Baita. Non è forse vero che l’assassino torna sempre sul luogo del delitto? Ma l’ingegnere strabuzza gli occhi per questo tormentone da libro giallo: «Tornare a fare cosa, la Mantovani ha solo debiti. Ne hanno fatto un deserto».

Almeno su questo non ha torto: a firmare l’accordo lo scorso giugno per l’affitto e il successivo acquisto del ramo costruzioni dell’azienda padovana è stata la Coge Costruzioni Generali di Milano. La quale non era interessata alle quote della Mantovani nel Mose: non le ha rilevate, anzi ha posto come condizione la discontinuità, la separazione fisica tra l’azienda di costruzioni e la società della famiglia Chiarotto. Non occorre spiegare il motivo: le imprese del Mose sono state azzoppate dalle vertenze giudiziarie in cui si sono cacciate. E chi fa un investimento non mette in prima fila le spese per gli avvocati.



La Coge Costruzioni Generali fa capo alla famiglia Ferrari. I bene informati li ricordano come costruttori di Milano 1 e Milano 2 e delle successive operazioni immobiliari ideate da un noto imprenditore poi passato in politica. Successivamente anche i Ferrari un salto a modo loro l’hanno fatto: sono passati da imprenditori edili alle vendite immobiliari e oggi sono tra i maggiori operatori di queste transazioni sul mercato milanese. L’intenzione, a quanto viene spiegato, sarebbe di cimentarsi nel campo delle infrastrutture, soprattutto all’estero. Coge ha una sede importante a Londra ed è in collegamento con un fondo inglese che finanzia infrastrutture in giro per il mondo.

I Ferrari, passati dalle costruzioni all’intermediazione, hanno il know how dell’investimento ma non delle macro costruzioni. Dovrebbero affidarsi a imprese del settore, ma il rapporto tra investitori e costruttori è sempre venato dal sospetto reciproco. Poter gestire le due fasi da titolari di entrambe, cambierebbe completamente le cose. Questo il quadro nel quale sarebbe nata l’operazione: la Mantovani ha referenze nei lavori marittimi, la Coge ha investimenti in corso per realizzare porti turistici in Turchia, in Marocco e in altri paesi.



I particolari dell’accordo sono noti, perché oggetto di un verbale sottoscritto a giugno con i sindacati. Il trasferimento riguarda i contratti dei lavori, il personale dipendente (ormai ridotto a poco più di un centinaio di persone), gli uffici, le attrezzature. L’attesa è per il piano industriale, che sarà presentato questa mattina alle 10,30. Per i dipendenti della Mantovani Costruzioni, che si chiamerà Cogemantovani, l’accordo rappresenta una svolta di salvezza dopo anni di un declino che sembrava inarrestabile. Rimane invece problematica la situazione della Mantovani spa, la casa madre, titolare delle quote del Mose. La società non viene smembrata in questo passaggio. Il vecchio soggetto giuridico rimane, trasformato in holding: perde una partecipata ma si tiene le altre, con i relativi problemi. E’ la bad company mentre con il passaggio alla Coge nasce la Mantovani good company. La Mantovani deve cercare di vendere gli asset ancora buoni sperando di riuscire con il ricavato a pagare tutti i debiti. —



Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova