«Non abbiamo nulla da nascondere Uno choc i finanzieri in casa»

Patrizia Sabbadin (Salima) «Partecipiamo solo a gare di ambito territoriale» Cazzaro (Ance): «Il codice degli appalti è elefantiaco»  



«Non abbiamo fatto nulla di male ma è stato uno choc vedere le forze dell’ordine entrare in casa e in azienda di punto in bianco con una notifica di perquisizione per turbativa d’asta». A parlare è Patrizia Sabbadin responsabile amministrativa di Salima, società di Limena da 10 milioni di euro di fatturato e 40 dipendenti entrata nel mirino della Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta “Grande Tagliamento”. È stata la procura di Gorizia contestare ad oltre 120 società edili del Nordest attive nel circuito degli appalti per le grandi opere viarie del territorio ipotesi di reato come associazione a delinquere, turbativa d’asta, inadempimenti e frodi nelle pubbliche forniture, violazioni nelle leggi sui subappalti e concussione.

collaborativi

E Salima, di proprietà dei fratelli Sabbadin (Patrizia, Giuseppe e Gianna) e al 50% del gruppo Grigolin (a sua volta nel mirino degli inquirenti), è di fatto uno dei punti di riferimento a Nordest nel segmento della fornitura di asfalti. «Siamo e cerchiamo di rimanere sereni», dice la responsabile amministrativa di Salima, «anche se vedere la propria azienda e la propria residenza perquisite dalle forze dell’ordine di prima mattina e senza alcun preavviso non è una bella cosa. Per parte nostra abbiamo cercato di essere il più possibile collaborativi, forti della convinzione di avere lavorato sempre nella massima trasparenza. Le indagini sono in corso e noi abbiamo la massima fiducia nella giustizia e tuttavia è vero che lavoriamo con le opere pubbliche, che partecipiamo agli appalti e che, come nella natura del nostro lavoro che è quello di fornire asfalto caldo, possiamo partecipare solo a gare di ambito territoriale, altrimenti non sapremmo come trasferire alla giusta temperatura il materiale che forniamo».

monitoraggi continui

Ma a ragionare sul fenomeno degli appalti pubblici truccati è anche il presidente dell’Ance di Padova Mauro Cazzaro. «Pure nel rispetto degli inquirenti e in attesa di conoscere nel dettaglio le motivazioni dell’inchiesta», spiega Cazzaro, «fenomeni come la turbativa d’asta mi paiono di difficile realizzazione nel contesto del settore. Ogni giorno l’Ance e le aziende socie monitorano i bandi pubblici che vengono aperti. Le aziende sono tante, gli appalti pochi, e ogni settimana arrivano alla mia scrivania segnalazioni di bandi poco chiari che l’Ance Veneto e quello nazionale trasmettono all’Anac per verifica. Abbiamo in effetti un canale diretto con l’Autorità Anticorruzione che funziona a garanzia proprio delle imprese escluse. E queste non stanno certo a guardare quando si sentono estromesse ingiustamente da una gara. D’altra parte ci troviamo a confrontarci con un Codice degli appalti elefantiaco e siamo i primi a ritenere che dove proliferano norme ai limiti dell’assurdo là rischia di annidarsi la scarsa trasparenza». —

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